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458 | gli sposi promessi |
grime, e son partito1 da voi senza esaudirvi.2 Vi ho fatta tremare senza che voi m'aveste offeso, perché era più forte di voi, e scellerato. Perdonatemi3 quel viaggio, perdonatemi quel colloquio, perdonatemi quella notte; perdonatemi, se potete.»
«S'io le perdono!» rispose Lucia. « Dio s’è servito di lei per salvarmi. Io era nelle unghie di chi mi voleva perdere e ne sono uscita col suo ajuto. Dal momento ch’ella m’è comparsa innanzi,4 che io ho potuto parlarle, ho cominciato a sperare:5 sentiva in cuore qualche cosa che mi diceva ch’ella mi avrebbe fatto del bene. Così Dio mi perdoni,
come io le perdono.»
«Brava figliuola!» disse Don Abbondio, «così si deve parlare: fate bene a perdonare, perché Dio lo comanda: e già, quando anche non voleste, che utile ve ne verrebbe? Voi non potete vendicarvi, e non fareste altro che rodervi inutilmente. Oh se tutti pensassero a questo modo, sarebbe un bel vivere a questo mondo!»
« vero, » disse Agnese, «che questa mia poveretta ha patito molto... ma bisogna poi anche dire che noi poveretti non siamo avvezzi a6 vedere i signori venirci a domandar perdono.»
« Dio vi benedica, » disse il Conte,7 «e vi compensi con altrettanta e con più consolazione8 i mali che io vi ho fatti, tutti quelli che avete sofferti.» Indi soggiunse titubando: «Come sarei contento se potessi far qualche cosa per voi!»
«Preghi per me,» disse Lucia, «ora ch’è divenuto santo.»
«Quello ch’io sono stato, lo so pur troppo anch’io: quello ch’io ora sia, Dio solo lo sa!» rispose il Conte... «Ma voi, in questa vostra orribile sciagura ... in questa mia scelleratezza ... non avete avuto soltanto timori e crepacuori...La vostra famiglia... una famiglia quieta e stabilita... i vostri lavori, l’avviamento ...9 voi avete sofferti danni d’ogni genere... se osassi... se potessi10parlare di compensar questi, io che11 v’ho fatto tanto male, che non potrò compensar