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capitolo [iv] - tomo iii 453

chiederò conto1 di quegli che le era promesso; e s’egli è innocente... se le mie parole possono giovargli... Dio buono son tanto sospette le parole in bocca nostra! Pure io spero in Dio. Quanto a quel Signore, spero pure2 di poter fargli sentire che v’è chi non ha paura di lui, e può fargliene. Ad ogni modo, ricordatevi ch’egli non può uccidere che il corpo, e temete Quel solo, che può perdere il corpo e l’anima.» «Ah l’anima! è vero pur troppo!» disse D. Abbondio, lasciando interrotta3 la frase che il suo pensiero4 compì a questo modo: — ma se quel birbante mi dovesse uccidere il corpo, sarebbe dura. — 5 «A proposito del corpo,» disse poi dopo un momento, «non per dare un parere a Vossignoria illustrissima, ma per6 amore di quella regolarità, che tanto le piace, mi faccio lecito di avvertirla che l’ora7 è avanzata, e che il mio povero pranzo non aspetta che Vossignoria.»

«Andiamo,» disse il Cardinale, con un sospiro.8

9Abbiamo detto che il Conte del Sagrato10 era venuto ogni mattina a quella Chiesa, che il Cardinale visitava in quel giorno. Stava alquanto con lui in quell’ora di riposo, che precedeva il pranzo, e poi ripartiva. Ma in questo giorno egli era venuto con un disegno, che fu cagione di farlo rimanere più tardi. Sapeva il Conte che Lucia doveva tornare alla sua casa:11 il Cardinale lo aveva informato di questo, anzi gliene aveva chiesto consiglio; perché, dove si trattava di pericoli, e di cautela, di12 bravi e di tiranni, non v’era uomo più al caso di dare un buon consiglio:13 e il Conte aveva

  1. [del] del
  2. che si potrà fargli sentire ch’egli no [che] che
  3. la frase e con la parola
  4. continuò
  5. Indi aggiunse ad alta voce: Vossignoria ha avuta la degnazione di dirmi che avrebbe tremato per me povero prete. Sappia, Monsignore, che v’è da tremare ancora
  6. non farle perdere un tempo che è tanto prezioso
  7. del pran
  8. e aggiunse: permettete ch’io tenga con noi il Signor Conte
  9. Precede qui, occupando per intero la pagina, e scritta in penna, questa nota: « La scena del Conte merita un capitolo a parte. In questa porzione del Romanzo giovano mi pare i periodi piuttosto brevi: e contenenti un oggetto solo per quanto si può: dunque: Cap. (quello che sarà). Il Conte del Sagrato era venuto ecc
  10. s’era sempre portato
  11. perché il Cardinale lo aveva consultato
  12. braveria, e di
  13. Segno di richiamo e a margine, in penna:«Il consiglio chiesto al Card. mi piace, ma assai. Rialza in un modo inaspettato il Conte dopo la sua conversione, lo rende sempre più vivo. Ma bada bene: che il Card, aveva ordinato la lettiga subito dopo aver parlato coi preti, e l'ultimo consiglio dev’esser quello del Conte, come il più di peso. Non ti spiacerebbe di soggiungere in quel luogo dopo le parole? Quando ebbe questa certezza, nella quale fu riconfermato dall’opinione d'un altro Personaggio; (che lasceremo senza) di cui lasceremo per ora che il lettore indovini il nome, Federigo ordinò - ecc »