perché, vedete, se sapesse che avete voluto sorprendere il
curato, fare un matrimonio clandestino, guai guai...!»
«Chi è Monsignore illustrissimo?» domandò Lucia.
«È il cardinale arcivescovo,» rispose Don Abbondio, « un uomo di Dio, ma bisogna saperlo pigliare, perché...»
«Andiamo tosto,» disse la buona donna.
«E vero,» disse Don Abbondio, andiamo perché qui non1 è troppo sano stare; ma ricordatevi di quello che v’ho detto.
«Come faremo ad uscire?» disse Lucia: «e se ci veggono?»
«Non temete, » disse la buona donna: «il padrone2 del castello viene egli stesso a cavarvene: qui fuori è la lettiga, voi entrerete con me, e partiremo col signor curato.»
«Ho da vederlo ancora il padrone? » chiese ansiosamente Lucia,3 per la quale il Conte era ridivenuto orrendo, da poi ch’ella aveva veduti due visi umani. E continuò: «ho4 paura di lui; ho paura.»
«Che paura?» disse Don Abbondio: «siete con me,5 ed è mio amico. Risolvetevi.»
«Non lo vedrete,» disse la buona donna; «noi ci chiudiamo nella lettiga e si parte, e in un momento siamo a Chiuso. »
«Ah! Chiuso!» sclamò Lucia: «dov’è quel buon curato! andiamo, andiamo. Oh Madonna santissima, vi ringrazio!6 Me lo sentivo in cuore che non mi avreste abbandonata!»
La buona donna aperse un filo della porta tanto da poter
far un cenno, che fu tosto veduto dal Conte, il quale comandò
ai lettighieri di andare nell’altra stanza. Queglino vi portarono la lettiga, Lucia vi entrò e la buona donna dopo lei;
si tirarono le cortine, i lettighieri uscirono, il curato dietro;7 nell’altra stanza il Conte si accompagnò con lui, disse alla vecchia: «aspettatemi qui un’ora, e se non torno, andate a fare i fatti vostri.»8 Nel cortile, alla porta del castello, il Conte e il curato a cavallo, la lettiga davanti, giù per la discesa, e dritto a Chiuso.
A misura che9 la carovana si avanzava nel suo viaggio,
- ↑ fa troppo bello
- ↑ di que
- ↑ alla quale
- ↑ No, no,
- ↑ ed
io gli sono
- ↑ Io
- ↑ il Conte
- ↑ Di st
- ↑ il convoglio proced