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capitolo ix - tomo iii 575

Vi sarebbero molte altre cose da dire, chi volesse compire il ritratto di questo personaggio;1 ma per amore della brevità, ce ne passeremo, tanto più che egli non ha quasi parte attiva nella nostra storia. Veniamo dunque alla sua signora Consorte.

Donna Prassede, per ciò che riguarda il sapere, era molto al di sotto di2 suo marito. Il suo ingegno, a dir vero, non era niente straordinario, ed essa non si era mai3 data una gran briga di coltivarlo, almeno sui libri. Ma siccome la mente umana non può vivere senza idee, cosi Donna Prassede aveva le sue, e4 si governava con esse, come dicono che si dovrebbe fare cogli amici. Ne aveva poche, ma quelle poche le amava5 cordialmente, e si fidava in esse interamente, e non le avrebbe cangiate ad istigazione di nessuno. Avrebbe anche avuto, com’era giusto, una gran voglia di farle predominare in casa; e pare che il carattere straccurato di D.Ferrante avrebbe dovuto servire a maraviglia a questo desiderio della consorte; ma v’era6 un grande7 ostacolo.8 La più parte delle idee in questo mondo non possono esser messe ad esecuzione senza danari: ora D. Ferrante, poco o nulla curandosi del governo della casa, aveva però ritenuto sempre presso di sé il ministero delle finanze; e a dir vero9 gli affari ne erano tanto complicati, che ormai nessun altro che egli avrebbe potuto intendervi qualche cosa.10

  1. [ma noi corre ❘ passeremo | ma già forse lo sbozzo occupa troppo spazio | ma certamente il lettore troverà che anche questo] ma noi ce ne passeremo per brevità, am
  2. Variante del
  3. curata
  4. trattava con e
  5. con una costanza invincibile
  6. una
  7. difficoltà
  8. D. Ferrante voleva bensì negligentare le faccende di casa
  9. era questo ba
  10. Quindi Donna Prassede libera nei suoi progetti, [padrona di veder di giudicare e di proporre, non poteva però] non aveva però i mezzi di eseguirne nessuno, [e doveva] senza ricorrere a D. Ferrante, [ma qui era il guaj] ma quivi era il guaio. Le entrate [erano tutte impegnate] molto prima che si toccassero erano tutte impegnate a pagar debiti urgenti, o destinate a [spese fastose] soddisfare qualche genio fastoso di D. Ferrante: questi sentiva le ragioni della moglie, le discuteva, le ribatteva, [e le trovava | giuste, ma talvolta non tutto finiva in parole giuste, ma talvolta le dava ragione, ma [quattrini non mai] i danari non uscivano dalle mani di D. Ferrante che per quegli usi che [quali gli aveva | quali fossero ] a lui parevano i più convenienti. Quindi dopo d’aver talvolta perorato gran tempo invano per ottenere alcune camicie (che a dir vero la guardaroba di Donna Prassede era in uno stato che faceva pietà) [riceveva all'improvviso ❘ improvvisamente il d | si vedeva all’improvviso] riceveva essa all' improvviso il dono di un abito [sfarzoso] ricchissimo e di una carrozza sfarzosa. Non restava dunque altro dominio a Donna Prassede che [su quelle cose le quali] su la sua persona, e sul modo d’impiegare il suo tempo, e sull’uso di quelle cose che si trovavano già in casa, [per | insomma] sulle persone di servizio [insommai su quelle cose che non importavano una nuova spesa [dava insomma] poteva dare insomma tutti quegli ordini che [non port | importavano | per essere eseguiti non] si potevano eseguire senza danari. [Salvo questo punto, Donna Prassede.] In tutto il resto, Donna Prassede poteva fare e comandare quello che le fosse piaciuto: [mai] D. Ferrante non [le] avrebbe nemmeno sognato di prescriverle, | impiegare il suo tempo come avesse stimato.