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capitolo ix - tomo iii |
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prevenne il gudizio del mondo sul merito del Castiglione: poco dopo, Urbano VIII lo onorò delle sue lodi, Luigi XIII, pr consiglio del cardinale di Richelieu, o chiamò in Francia per esservi istoriografo, Carlo Emmanuele di poi gli1 affidò lo stesso ufizio; il Card. Borghese e Pietro Toledo vicerè di Napoli, lo pregarono, invano però, di scrivere storie; e fu finalmente proclamato il primo Scrittore dei suoi tempi.
Quanto alla storia naturale non aveva a dir vero attinto alle fonti, e non tenev nella sua biblioteca, né Aristotele, né Plinio, né Dioscoride; giacché, come abbiam detto,2 D.3 Ferrante non era un professore, ma un uomo cólto semplicemente: sapeva però le cose più imporanti e le più4 degne di osservzione; e a tempo e luogo poteva fare una descrizione esatta5 dei draghi e delle sirene, e6 dire a proposito che la remora, quel pescerello, ferma una nave nell'alto;7 che l'unica fenice rinasce dalle sue ceneri; che la salamandra è incombustibile; che il cristallo non è altro che ghiaccio lentamente indurato.
Ma la materia, nella quale D.8 Ferrante era profondo assolutamente, era la scienza cavalleresca,9 e bisognava sentirlo parlare di offese,10 di soddisfazioni, di paci, di mentite:11 Paris del Pozzo, l'Urrea, l'Albergato, il Muzio,12 la Gerusalemme Liberata13 e a conquistaata, e i dialoghi della nobiltà, e quello della paccce di Torquato Tasso, gli aveva a menadito; i Consigli e i Discorsi cavallereschi14 di Francesco Birago15 erano forse i libri più logori della sua biblioteca. Anzi D. Ferrante affermava, o faceva intendere spesso che quel grand’uomo non aveva sdegnato di consultarlo su certi16 casi più rematici;17 e, parlando talvolta di quelle opere18 con quella venerazione che meritavano, e che per verità19 ottenevano da tutti,20 D. Ferrante aggiungeva misteriosamente: «Basta, ho messo anch’io un zampino in quei libri.»21
- ↑ conferì la ste
- ↑ non er
- ↑ Valeriano
- ↑ curi
- ↑ del
- ↑ spiegava come
- ↑ e come il ghiaccio s’induri in cristallo, e come l'
- ↑ Valeriano
- ↑ e i libri che ne trattavano
- ↑ e quando [si parlava] fosse questione di offese
- ↑ (era un piacere] bisognava sentirlo parlare D. Valeriano
- ↑ gli [aveva a] aveva a menadito
- ↑ e i Dialoghi del Tasso erano forse i libri più logori della sua Biblioteca
- ↑ di quel grand’uomo di Cesare
- ↑ gli aveva sovente in tasca. Anzi D. Valeriano
- ↑ pun
- ↑ [e gli accadeva spe] e spess
- ↑ con l
- ↑ nessuno
- ↑ aggiungeva D. Valeriano
- ↑ Oltre [gli] questi studj più solidi [aveva] aveva poi D. Valeriano qualche infarinata | aveva