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514 | gli sposi promessi |
per domandare se fosse possibile un po’ di passaggio, accennando nello stesso tempo col vólto ch’egli veniva, per far cosa grata a quelli a cui domandava il passaggio.
«Viva Ferrer! l’amico della povera gente! non abbia paura,1 ella è un galantuomo!2 Vogliamo pane!».
«Sì, figliuoli, pane, pane! abbondanza! » rispondeva Ferrer, ponendo la destra sul cuore, per dare la forza del giuramento alle sue parole.
«Che cosa ha detto?» domandavano3 quelli che non erano vicini abbastanza, per intendere il suono delle parole.
«Ha detto: pane! abbondanza!» ripetevano quelli, che4 avevano inteso; e queste parole5 girarono in un momento fino all’altra estremità della calca.
«Ciarle! ciarle!»6 gridavano alcuni. «Viva Ferrer! è un galantuomo!» gridavano altri. « Noi vogliamo Ferrer! comandi Ferrer! morte ai birboni!»
7« Sì, figliuoli miei cari!» diceva8 il9 vecchio, alzando la
voce quanto poteva: «comanderò io: si farà giustizia: il pane
a buon mercato. Intanto fatemi un piacere: datemi un po’ di passaggio. Vengo per10 mettere in prigione il vicario di provvisione».
Questa nuova parola fu pure trasmessa di bocca in bocca. «Sì sì: bravo!11 in prigione!» «No no! lo vogliamo morto!» «No in prigione! giustizia!»12 «Largo! largo!» «Sono imposture!13 chi l’ha da giudicare? Sono tutti d’una razza!
«Via! via!» «Ferrer è un galantuomo! in prigione!»14
La proposta inaspettata del gran cancelliere aveva divisi in un momento i pareri15 e gli animi di quei comizj tempestosi, o, per dir meglio, aveva fatta scoppiare una divisione, che già esisteva. Alcuni, o per una ebbrezza di furore e di crudeltà, o per una fredda speculazione di anarchia, volevano persistere nel proposito sanguinario; ma16 i più, placati in parte e raddolciti da vedere che un alto magistrato veniva a riconoscere la giustizia della loro causa, e a17 compirla legalmente, vinti dalla affezione che18 sentivano