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Cap. VI.
Accorse al romore Egidio, che stava alla bada nella stanza vicina, ed incontrò le colpevoli che fuggivano spaventate, come avrebbero fatto, se per caso e a mal loro grado, si fossero trovate 1 presenti ad un misfatto. Egidio le fermò, e chiese premurosamente se la cosa era fatta. «Vedete,» rispose tremando l’omicida. «Ebbene! coraggio» replicò lo scellerato, «ora bisogna fare il resto;» e 2 dava tranquillamente gli ordini all’una e all’altra su le cose da farsi, per togliere ogni vestigio del delitto. Avvezze, come elle erano, ad ubbidire a colui che aveva 3 acquistata una orribile autorità 4 su gli animi loro,5 a colui che faceva loro sempre paura, e dava loro sempre coraggio; 6 e rianimate, e come illuse dall’aria naturale con la quale egli dava quegli ordini, come se si trattasse di una faccenda ordinaria; 7 raccomandando ora la prestezza, ora il silenzio, elle fecero ciò che era loro comandato. «E la Signora, perché non viene ad ajutarci?» disse l'omicida: «tocca a lei quanto a noi, e più.» «Andate a chiamarla,» rispose Egidio: l’omicida che cercava anche un pretesto per allontanarsi, almeno per qualche momento, da quel luogo e da quell’oggetto che le era insopportabile, si avviò alla stanza di Geltrude. Questa si