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capitolo xi - tomo ii. 363

coltura, introdotta in opposizione alle idee predominanti;1 sul che tutti concordano. Ma intorno alla sorgente di questa nuova coltura v’ha due opinioni estremamente disparate. Alcuni,2 anzi moltissimi, hanno3 creduto e detto che dal fondo della ricchezza letteraria del secolo decimosesto4 e dai pochi sommi scrittori più antichi sieno state tolte le idee, le quali hanno rinnovellato lo spirito della letteratura e ricondotto5 il cólto pubblico al senso comune;6 e che principalmente dai canzonieri del Petrarca e del Costanzo7 sia stata tolta la luce, che dissipò le tenebre del seicento.8 Infatti i primi riformatori si posero, come9 alla faccenda più premurosa, ad imitare quelle rime, che l’immortale Costanzo vergò per placare, se fosse stato possibile, quell’empia tigre in un vólto umano,10 per la quale è cosi diviso e combattuto il sentimento della posterità. Poiché, quando si pensa ai dolori11 intimi, incessanti, cocenti, che quella tigre fece tollerare a quel12 celebre sventurato, non si può a meno di non13 sentire per essa, voglio dire per la tigre, un certo orrore, un rancore vendicativo. Ma quando poi si venga a riflettere che senza quei dolori non sarebbero stati partoriti quei sonetti e quelle canzoni, che14 senza quei sonetti e senza quelle canzoni l’Italia si rimarrebbe forse forse tuttavia nell’abisso del gusto perverso, allora si prova una certa non solo indulgenza, ma riconoscenza per colei, che con la sua crudeltà fu occasione, fu causa d’un tanto utile e glorioso effetto: si vede allora quanto sia vero che le grandi cognizioni non vengono all’intelletto degli uomini che per mezzo di grandi dolori.

15 Questo è detto nell’ipotesi di coloro, i quali tengono che la rivoluzione nelle lettere, il ritorno16 ad un certo qual

  1. di q | In ciò veda
  2. stimano che
  3. detto
  4. e dei pochi
  5. gli animi
  6. [ed ecco brevemente come il cervello] E infatti la riforma cominciò in Roma per opera di alcuni letterati, i quali stanchi [annoj] disgustati dalle assurdità che erano in voga si posero a leggere attentamente [il Petrarca, e il Costanzo) i canzonieri del Petrarca e del Costanzo,
  7. sieno state tolte le ani ❘ che
  8. e che
  9. alla cosa più
  10. [alla quale) verso la quale sentiamo un impeto d’ira quando ci sovviene dei dolori immortali ch'ella | dalla quale | per la quale
  11. profondi
  12. povero
  13. provare
  14. senza quei sonetti [senza quelle canzoni forse forse | quei sonetti] e quelle canzoni
  15. Questo è detto nell’ipotesi che dallo studio ripreso dei cinquecentisti e del Costanzo in ispecie sia venuta la rivoluzione nelle lettere, il ritorno al senso comune nella
  16. al senso