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170 | gli sposi promessi - tomo ii |
questa giovane, e così si vedrà meglio che si possa fare per essa.»
Lucia arrossì tutta, e chino la faccia sul seno. «Deve sapere, reverenda madre, cominciò Agnese, che questa 1 mia povera 2 figliuola, perché io sono sua madre...»
Il guardiano le gittò un’occhiata e interruppe.
«Questa giovane, Signora illustrissima, mi è raccomandata 3 da un mio confratello: essa ha bisogno per qualche tempo di un asilo nel quale possa stare sconosciuta, o nel quale nessuno ardisca toccarla; e questo per sottrarsi: a dei 4 gravi pericoli.
«Pericoli!» disse la Signora. «Quali pericoli? di grazia, padre guardiano. Mi dica la cosa per minuto: ella sa che noi altre monache siamo vaghe d‘intendere storie.»
«Sono,» rispose il padre, «pericoli 5 dei quali la reverenda madre, 6 non conosce nemmeno il nome, beata lei! e parlarne più distintamente sarebbe offendere le purissime vostre orecchie, e 7 contristare l'illibatezza 8 dei vostri pensieri, signora illustrissima.»
«Oh! certamente!» rispose precipitosamente la signora, senza molto badare all'aggiustatezza della risposta: e si fece tutta di porpora. Era verecondia? Chi avesse osservata una 9 subitanea ma viva espressione di scherno e di dispetto, che accompagnò 10 quel rossore avrebbe potuto dubitarne; e tanto più se lo avesse paragonato con quello che di tratto in tratto saliva sulle guance di Lucia.
La Signora si alzo in fretta, come per avvicinarsi più alle donne, e 11 stava per rivolgere il discorso a Lucia, quando il guardiano, temendo di non aver mal detto, ripigliò così il discorso: «Non tutti i grandi 12 del mondo, si servono dei doni di Dio 13 a gloria 14 di lui e a vantaggio del prossimo come fa la Signora illustrissima. Un cavaliere prepotente e senza timor di Dio. ha tentato ogni via, giacché deggio pur dirlo, per insidiare la castità di questa creatura, e dopo d’aver veduto che i mezzi di lusinga gli andavano falliti, non temé di ricorrere alla forza aperta, tentando... insomma