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286 | gli sposi promessi - tomo ii |
ghissimo letto manda per lo più1 qualche filo d’acqua, e dopo le grandi piogge, e allo scioglimento delle nevi, mena un largo fiume d’acqua che in un momento si perde, e un flagello di ciottoloni, che rimangono. In quel momento non vi scorrevano che due o tre rigagnoli sparsi in un deserto di sassi: noi avremmo voluto che la nostra storia registrasse a questo passaggio qualche incontro, qualche avvenimento inaspettato, per poterne illustrare quel torrente, e togliere il suo nome dalla oscurità,2 ma la storia non ne registra; e noi3 solleciti della verità più che d’ogni altra cosa non possiamo dire altro se non che il cavallo di D. Rodrigo attraversò il letto in retta linea,4 tenuto pel freno dal Griso;5 il quale dovette6 porre i piedi nel guazzo, scontando così com’era giusto un poco l’onore di star più vicino al signore mentre gli altri bravi7 passarono un po’ più in giù sur un ponticello stretto a piedi asciutti.
Varcato il Bione, andarono per un miglio circa sulla via pubblica che conduce al luogo dove allora era il confine dello stato veneto; e quindi presero un viottolo ripido a sinistra,8 che9 conduceva al castello del Conte.10 Appiedi della11 ultima salita che dava al castello, v’era una rozza e picciola taverna; e sulla porta della taverna un12 impiccatello di forse dodici anni, il quale al veder gente armata13 entrò tosto14 a darne avviso; ed ecco uscirne tre scheranacci15 nerboruti ed arcigni, i quali, deposte16 sul tavolo le carte sudicie, e ravvolte come tegole, con le quali stavano giuocando; stettero a guardare con sospetto chi veniva. Don Rodrigo aveva già tirata la briglia del suo ronzino per rivolgerlo sulla salita, quando uno dei tre, facendogli cenno di ristare gli chiese molto famigliarmente: «dove si va signor mio, con17 questa bella compagnia?» In altro luogo ed in altra occasione Don Rodrigo, che aveva la superiorità del numero, e che non era avvezzo a sentirsi cosi interrogare da paltonieri, avrebbe risposto chi sa come; ma egli sapeva di essere negli stati del Conte, e s’avvedeva che parlava
- ↑ un picciolo filo
- ↑ ma la storia non
- ↑ [fedel | p] curiosi
- ↑ e i bravi
- ↑ e gli altri bravi
- ↑ [cosi guazzare l’acqua] cosi
- ↑ trovarono a poc
- ↑ [p | addrizzandosi al C] al
- ↑ di promontorio in promontorio
- ↑ Giunti appiedi della salita che dava al castello
- ↑ salit
- ↑ ragazzo
- ↑ corse tosto
- ↑ ad avv
- ↑ atant
- ↑ un
- ↑ tanta brigata?