Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Cap. VII.
Come una troppa 1 di segugi, dopo aver tracciata invano una lepre, ritorna sbaldanzita 2 con le code pendenti, verso il padrone, paventosa di lui, ma pronta ad abbajare e a ringhiare per dispetto contra 3 ogni altro in cui si abbatta per via; 4 così in quella notte romorosa tornavano gli scherani con gli artigli vuoti al castello di Don Rodrigo; dove 5 convien tornare a noi pure, messa in salvo alla meglio la bella fera che quel birbone inseguiva. Don Rodrigo passeggiava inquieto, aspettando il ritorno dei suoi bravi, aprendo 6 di tempo in tempo la finestra, e guardando al lume della luna, e tendendo l’orecchio. 7 Fremeva d’impazienza, 8 che la spedizione tornasse, ma in questa impazienza misto al desiderio v’era anche 9 un po’ di terrore; perché questa era la più grossa che Don Rodrigo avesse fatta fino allora! 10 Se, allo sparire di Lucia, il rapitore fosse stato conosciuto, se la fama ne fosse giunta a Milano, 11 l’affare poteva essere serio: il governatore avrebbe potuto pubblicare un bando contra il rapitore, 12 come accadeva talvolta in simili casi, promettendo un premio a chi lo desse vivo o morto nelle mani della giustizia. Veramente Don Rodrigo 13 aveva veduto
- ↑ Sic.
- ↑ al padrone
- ↑ chiunque altro si abbatta in
- ↑ così tornavano in quella notte
- ↑ torneremo pur noi
- ↑ legge
- ↑ [per] se mai sentisse [il romore] un romore
- ↑ e gli pareva mill’anni
- ↑ assai [spaven] terrore
- ↑ Se la cosa si fosse
- ↑ poteva essere il caso d’un bando da pubblicarsi dal governatore, promettendo
- ↑ promettendo
- ↑ [aveva] vedeva