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68 | gli sposi promessi - tomo i |
litudine, cioè col farsi frate, cosa che in quei tempi si chiamava uscire dal secolo. Ma questo che non sarebbe stato forse che un disegno per tutta la sua vita, divenne una risoluzione per 1 uno di quegli accidenti che nelle sue circostanze 2 non gli potevano mancare. 3 Andava egli un giorno per una via di Cremona, accompagnato da un antico fattore di bottega4 che suo padre aveva5 trasmutato in maggiordomo, e che gli era stato fidato fino dall’infanzia.6 Aveva costui nome Cristoforo: era un uomo di circa cinquant'anni, aveva moglie ed otto figli; e tutta la famiglia sussisteva7 colle paghe del padre, e col di piú che vi aggiungeva la liberalità di Ludovico, il quale e per buon cuore e per un po’ di boria non avrebbe mai lasciato mancar nulla ad un uomo che gli apparteneva.8 Vide Ludovico venir da lontano un signor tale9 col quale egli non aveva mai parlato in vita sua, ma che gli era cordiale nimico e ch’egli pagava della stessa moneta: caso molto comune perché è uno dei10 diletti di questo mondo quello di potere odiare ed essere odiato senza conoscersi. Costui si avanzava ritto, colla testa alta, colla bocca composta all’alterigia e allo sprezzo, mostrando di non voler scendere verso il mezzo della via. Ora bisogna sapere che Ludovico aveva il suo lato destro al muro, e che per conseguenza aveva il diritto (bel diritto!) di11 passare accanto al muro, e che l’altro doveva dargli il passo, ma come abbiam detto, costui12 accennava tutt’altro che la voglia di farlo. Anzi quando furono presso,13 guardando d’alto in basso Ludovico, gli disse con aria di comando: «Tiratevi a basso.»
14«A basso voi,» rispose Ludovico: «la strada è mia.»
«Coi pari vostri, la strada è sempre mia.»
«Si s’ella appartenesse ai soperchiatori.»
«A basso vile plebeo, o ch’io ti dò quella educazione che non ti poteva dare tuo padre.»
«Voi mentite ch’io sia vile: ma non è da stupire che siate cosí prodigo di quello che avete in tanta copia.»
«Tu menti ch’io abbia mentito, » disse con furia e con di-