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capitolo i. - il curato di ... | 27 |
voluto essere conscio a se stesso di essere mosso da principi bassi e da non confessarsi; e si era quindi fatto, (come accade sempre) una dottrina sua propria, secondo la quale la sua condotta era ragionevole anzi la sola ragionevole e onesta.1 Quando poi si vide in virtú di questa sua buona condotta, costantemente al coperto dalle offese altrui, pensò come accade,2 ad attaccare, e divenire un rigido censore delle azioni e degli uomini che non tenevano la sua condotta, quando però questa sua censura potesse esercitarsi senza alcuno anche lontano pericolo.3
Chi era stato percosso e non era in caso di far vendetta era almeno almeno un imprudente, un ammazzato era certamente un torbido4 e se non lasciava parenti irritati della sua morte, era un birbante, ma chi aveva commesso un omicidio poteva essere certo che D. Abbondio non gli avrebbe mai trovato un difetto. Quello poi che piú5 gli dava collera era il vedere qualcuno dei suoi confratelli pigliare le parti di un debole, difenderlo contro una soperchieria.6 Questo chiamava egli un comprarsi le brighe a contanti, un volere addirizzare le gambe ai cani. I potenti, i ricchi,
- ↑ V'è poi nell'animo umano un'altra disposizione che ha bisogno assai d'essere consultata ad ogni momento, e D. Abbondio non solo non la combatteva, ma non l'aveva neppure avvertita. Quando l'uomo si è messo bastantemente al coperto dalle offese altrui [gli resta la voglia di] diviene disposto ad attaccare se non altro con biasimo e colle censure. Da queste due disposizioni molto radicate nell'animetta di D. Abbondio, ne risultava ch'egli era un rigido
- ↑ Sottolineatura in lapis con richiamo di croce.
- ↑ Egli per sua difesa non perdonava mai al debole [Non potendo] Non avendo la risoluzione né ormai il desiderio puro di appuntar nulla alle azioni
- ↑ massime se non lasciava parenti vendicativi, [ma in mezzo alla] ma con questa sua severità D. Abbondio non fu mai
- ↑ lo commoveva
- ↑ e cercarsi cosí come egli diceva le brighe a contanti. Questo era diceva egli un voler addirizzar le gambe
la ragione della sua condotta, e questa è la prima disposizione. L’altra è quella|Ma siccome l’uomo che non è assolutamente perverso [e che non vuole essere|e che non sa essere assolutamente buono] non vuole essere conscio a se stesso di operare per motivi bassi e da non confessarsi, cosí finisce sempre a crearsi una teoria colla quale possa esser persuaso [ch’egli deve ragionare|che è ragionevole facendo] che si deve fare quello ch'egli fa. In forza di questa disposizione, D. Abbondio aveva una dottrina sua propria di prudenza e di probità la quale non era altro che la sua [condotta] pratica ridotta in principio. E siccome anche