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8 | gli sposi promessi - tomo i |
tiva lingua. Voi fate come1 chi dopo aver pesto un galantuomo a furia di sassate gli chiedesse poi scusa di avergli fatta qualche picciola macchia su l’abito.
Ringrazio2 prima di tutto, molto cordialmente il cortese che mi fa questa censura; perché dessa3 prova ch’egli ha letto o tutto o almeno in gran parte il mio scritto. E appresso, lo prego di scusarmi se non gli posso rispondere. Non è giá ch’io non abbia4 ragioni da addurre per mia discolpa, non è nemmeno perché io mi vergogni di diffondermi in un sí frivolo argomento come sarebbe la mia propria giustificazione: giacché lasciando5 da parte questa miserabile applicazione, la6 questione generale è per sé vasta e importante. E questo appunto è il motivo7 per cui non posso rispondere al cortese censore; perché le ragioni son troppe.8 Ci bisognerebbe un libro: e il cortese censore sará d’accordo con me che di libri9 uno per volta è sufficiente, quando non è troppo.
10Basta all’autore che altri non creda avere egli scritto male per noncuranza di chi legge, per dispregio del bello e purgato scrivere,11 che sia di quelli che12 hanno per gloria lo scriver male.13 Per gloria! quand’anche14 essa fosse impresa difficile,15 tanti vi hanno sí ben riuscito, che poca gloria ne debbe toccare a ciascuno. Scrivo male:16 e si perdoni all’autore che egli parli di sé: è un privilegio delle
- ↑ colui che
- ↑ molto co
- ↑ è una
- ↑ molte
- ↑ questa da parte
- ↑ materia [diviene] è per se stessa vasta e importante
- ↑ pel quale
- ↑ [A|Da quel] A quella prima obbiezione fattami da non so [chi] che censura [bastavano due parole|si poteva] si poté soddisfare con due parole; per questa
- ↑ basta
- ↑ Ho creduto dover toccare questo punto perché altri non [creda] pensi ch’io abbia
- ↑ ch’io
- ↑ si vantano di scriver
- ↑ Vantarmene!
- ↑ [essa] lo scriver male
- ↑ è ormai riuscita [feliceme] bene a tanti
- ↑ [per] e perdoni il lettore se parlo di me: è un privilegio delle prefazioni, un picciolo sfogo concesso alla vanità degli autori