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Capitolo VIII.
La fuga.* 1
— Ton, ton, ton: — i contadini appena corcati 1 balzano 2 sul letto: — che è? che è?3 fuoco? banditi? — Le donne pregano e consigliano 4 i mariti di non si muovere, di lasciar correre gli altri; gli uomini si alzano 5 dicendo: — vado soltanto alla finestra — ; i garzoni caccian la testa dal fienile; i più curiosi e bravi sono già 6 nella via colle forche e coi fucili; altri 7 gl’imitano, e i poltroni,8 come se si lasciassero vincere dalle preghiere, ritornano 9 al covile. Frattanto Perpetua che nelle ciarle s’era dimenticata di se stessa, ma che noi non abbiamo dimenticata, aveva inteso come un romore, un gridio, e aveva interrotto il discorso per avviarsi verso casa, cercando invano di rattenerla Agnese; la quale pure stava sulla corda non vedendo tornare nessuno, e all’udire quel gridio fu pure presa da una grande inquietudine. Ma quando la campana a martello si fece udire, corsero entrambe verso la porta. Toni aveva finalmente ricolta la quitanza, e pigliando a tentoni Gervaso nelle tenebre, aveva pigliata la 10 porta, e scendeva saltelloni dalla scala; 11 Lucia pregava fievolmente Fermo di cavarla da 12 quella caverna, e quando egli udi quel tocco funesto gli parve pure mill’anni d’esserne fuori, e trovò la porta come gli altri.
Perpetua, 13 correndo affannata con Agnese, si 14 abbatté in
- ↑ Cancellato.