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124 | gli sposi promessi - tomo i |
al convento onore e limosine. Non è quindi da stupirsi se il guardiano si dilettasse nel vedersi davanti balordo quel padre Cristoforo 1e gustasse 2 a lenti sorsi l’umiliazione di lui, e il sentimento della propria autorità.
«È questa l’ora,» 3 diss’egli 4 gravemente, «di ritornare al convento?»
«Padre, confesso che dovrei esser rientrato da molto tempo.»
«E perché 5 vi siete dunque tanto indugiato? perché avete violata una regola che conoscete cosi bene?»
«Fui trattenuto da un’opera di misericordia.»
Il guardiano sapeva che 6 il reo era incapace di mentire; e vide tosto che se avesse voluto andar più ricercando, avrebbe facimente fatto rivelare al padre Cristoforo cose che tornerebbero in suo onore: onde gli parve meglio fargli una ammonizione generale sul fallo 7 di cui si era riconosciuto colpevole. Gli disse che preporre le opere volontarie di misericordia all’obbedienza era segno di orgoglio e di amore alla propria volontà: che non era bene quel bene che non è fatto secondo le regole: che bisogna prima fare il dovere e poi attendere alle opere di surerogazione: e 8 altre cose di questo genere. Aggiunse poi che egli, padre Cristoforo balordo, doveva conoscere di quanta importanza fosse la regola da lui infranta e per la disciplina e per evitare ogni scandalo; 9 ma che per l’età sua e per esser questo il primo suo fallo contro la regola, e perché si teneva certo che non v’era altro che la violazione della regola, si contentava per questa volta ch’egli prima di coricarsi recitasse un miserere colle braccia alzate: e cosi lo congedò e si 10 gittò sul duro suo pagliaccio, più soddisfatto però che se si fosse 11 posto sul letto il più delicato, poiché non è da dire quanta 12 consolazione si senta nel far fare agli altri il loro dovere, e nel riprenderli quando se ne allontanano.
13 Questa fu la mercede che il nostro padre Cristoforo ebbe della sua giornata, spesa come abbiam detto. Tristo