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110 | gli sposi promessi - tomo i |
«No no:» riprese Agnese: «me ne lavo le mani; sentite, io son donna che sopporto ogni cosa per quelli a cui voglio bene, ma non voler credere alle mie parole, e non voler fare quello che dico io, questo non lo posso sopportare.»
Chi avesse 1 tentato direttamente con preghiere di smuovere Agnese irritata, avrebbe facilmente avuto da fare per molto tempo: ma Lucia ottenne l’effetto in un momento, senza porvi astuzia, 2 facendo una obbiezione:
«Ma, perché dunque,» diss’ella «questa cosa non è venuta in mente al Padre Cristoforo?» Questa interrogazione impegnò la buona Agnese a rispondere e a giustificare il suo assunto.
«Bisogna saper tutto» diss’ella. «Al Padre Cristoforo che ne sa molto più di me, la cosa sarà venuta in mente prima che a me: ma io so bene perché non ne avrà voluto parlare.»
«Perché?» domandarono i due giovani.
«Perché?... perché... i religiosi dicono che è una cosa che non istà bene.»
«Come possono dire che non istia bene, 3 quando dicono che non si può disfare!» disse Fermo.
«Se non istà bene,» disse Lucia, «non bisogna farla.»
Per rispondere a Fermo 4 era necessario un ragionamento troppo sottile per Agnese: si volse ella adunque a Lucia e disse: «Non bisogna dirla prima di farla, perché allora sconsigliano: ma quando 5 sarà fatta, 6 che cosa vuoi che ti dica il Padre Cristoforo? — Ah figliuola è stata una scappata, non me ne tornate a fare una simile! — Tu gli prometterai di non tornarvi, non è vero? non son cose che facciano due volte. E allora il Padre Cristoforo ti assolverà.»
Lucia non si mostrava convinta da questo raziocinio; ma Fermo tutto rincorato disse: «Ebbene quand’è così la cosa è fatta. Lucia, voi non mi verrete meno, non mi avete voi promesso d’esser mia? Non abbiamo noi fatto ogni cosa da buoni cristiani? E se non fosse stato questo... non saremmo noi marito e moglie?»
«Fatta! fatta!» disse Agnese: «adagio. E i testimonj? 7