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satire 73


SATIRA OTTAVA.

I PEDANTI.

Pistoclerus.
Jam excessit mihi ætas ex magisterio tuo.

Pædagogus.
Magistron’ quemquam discipulum minitarier?
Plautus, Bacchides, Act. I, Sc. 2ª, v. 40-44.


Pistoclero.
Fuor di Maestro, parmi, esser dovrei
All’età mia.

Pedagogo.
                       Ragazzo, or tu minacci
Il Precettore tuo?



Ed io gliel dico, che il Verbo Vagire
Non è di Crusca: usò il Salvin Vagito:
Ma, a ogni modo, Vagir non si può dire. —
Grazie a lei, Don Buratto: ebbi il prurito
D’usar questo verbuccio in un Sonetto,
Per me’ schernire un vecchio rimbambito. —
Me’ per lei, ch’anco in tempo a me l’ha detto!
Se no, l’opra ed il tempo ella perdea;
Che con sì fatta macchia, addio Sonetto.
Vuolsi ir ben cauti, allor che si ha un’idea;
Sempre vestirla d’abiti già usati:
Crusca esser vuole, e non farina rea.
Ben so ch’ella Pedanti ha noi chiamati:
Poi c’è venuto il Signorino al jube,
Dopo i primi suoi versi canzonati. —
Don Buratto, pietà: sgombri ogni nube
D’ira grammatical dalla dott’alma,
«E armonizziamo in concordanti tube».
Tardi, è ver, mi addossai la dura salma
Grammatical: ma non ch’io mai spregiassi
Del purgato sermon l’augusta palma:
Bensì volgendo mal esperto i passi
Vèr la nuov’arte del dir molto in poco,
Era mestier ch’io nuovamente errassi.
Quindi a molti il mio carme suonò roco,
Perch’ei più aguzzo assai venía che tondo,
Sì che niegava ad ogni trillo il loco.