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62 vittorio alfieri


Quindi i leggi-passivi audace spoglia
Il Sopra-leggi a suo talento, e ride
Della impotente omai pubblica doglia.
Satollo ei poscia, il soprappiù divide
Tra i Satelliti suoi, leggi-gridanti
Contro chi un Cervo od un Fagian gli uccide.
Animali son questi sacrosanti,
Nati a immolarsi da regnante destra,
O al più dai regi sempiterni infanti.
Fera inflessibil legge t’incapestra,
Se osasti insano o con piombo o con ferro
Fare in tai bestie elette empia fenestra:
Ma se ad altr’uom, col fello animo sgherro,
Da tergo, a tradimento, hai dato morte,
Spera: appo i Re fia remissibil erro.
Nè il mio dire oltre il ver qui paja forte:
D’Italia parlo, di delitti or madre,
Cui forza è ch’io giustizia o infamia apporte.
Due sono, Itali miei, l’opre leggiadre,
Ch’or vi fan noti: timorosa pace,
E ognor di sangue pur vostre terre adre.
Ma il miser uom che assassinato giace,
Dall’assassino io già nol tengo spento,
Bensì dal vile regnator rapace.
L’impunità del sozzo tradimento
Qui si dona o si vende a prezzo vile
Dai rei Pastori dell’Ausonio armento:
E sian Re, sian Magnati, o Prete umíle,
Che degl’Itali squarci abbin l’impero,
Concordan tutti in lasciar far lo stile.
Il portar armi hanno inibito, è vero;
Ma non l’usarle in proditoria guisa:
Legge morta è più infamia e danno mero.
Là spirar veggio atrocemente uccisa
Dal marito la moglie addormentata;
Eppur salvarsi l’uccisor divisa:
E asilo trova, e di pietà malnata
Sotto l’ali ei s’appiatta, e piange e paga,
Finchè appien l’empia Temi egli ha placata.
Qui veggo (io raccapriccio) infame piaga
Farsi dal figlio nel paterno cuore;
Empietà, d’ogni empiezza e orror presaga.
Ma il percussor forse percusso ei muore?
No: mentecatto è il misero omicida...
Ricco, aggiungi: e l’Italia abbia il su’ onore.