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206 vittorio alfieri


SONETTO XL.

18 agosto 1796.

Là dove il Mincio impaludato aggira,
Sacro, le mura dell’antiqua Manto,
Freme dei Galli la famelica ira,
Che di espugnarle anticipato ha il vanto.
Ma palma ognora non ottien la dira
Megèra ai figli del Tartareo pianto;
Rado, è ver, ma talvolta il Ciel pur spira
Fausto a chi abborre schiavi in franco ammanto.
Tolta è la grave ossidïone: in riva
D’Adige omai si pugna in vario Marte,
E ancor la speme dell’Italia è viva.
Tedesche braccia, Italo senno ed arte1
Fean l’illustre difesa; onde periva
Sconfitto il meglio dell’iniqua parte.

SONETTO XLI.

21 agosto 1796.

Tronche due Regie teste rotolanti
Veggio; nel limo d’Albïon la prima;
L’altra, ove all’Anglo i Galli scimieggianti
Fan più d’un secol dopo atroce rima.
Stragi ambe inique, cui tu indarno ammanti,
Falsa Astrea, sol di furti, e sangue opima:
Pur, dal pari delitto (assai distanti
Effetti) il Gallo ha spregio, e l’Anglo ha stima.
Donde ciò mai? N’è la ragion patente.
Libera innanzi, e libera più poscia
Era, e tuttora ell’è, l’Anglica gente.
Gallia all’incontro, che in mertata angoscia
Soggiacque a un solo Re, dianzi servente,
Or sotto ai mille esanime si accoscia.2



  1. Stavano alla difesa di Mantova alcuni abilissimi Ingegneri Italiani al servizio Austriaco. Ma ella è ben alta vergogna per l’Italia, che il di lei ingegno non s’abbia pur anche le mani. Speriamo, che alla povera monca elle rimetteranno pure una volta, quali erano, robuste, pure, augnate quanto conviensi, e non uncinate.
  2. Chi ha conosciuto i Francesi misgenerati a’ tempi del Re, ed i rigenerati d’adesso, ha osservato ch’essi avevano allora alquanto meno il con-