Coalizzati ai Galli, e con più frutto,
Furo in gran turba gli Enti.
Gl’invidïuzzi Re, nulla intendenti;
E i Ministri, o malfidi, o tondi, o lenti;
E i Generali, o inetti, o vecchi spenti; 10
E gli Ammiragli, al mercatar scendenti;
E i Grandi, di lor corte malcontenti.
Di nostre armi, pur troppo, ecco i Reggenti.
Segue il fascio più brutto
Dei non Galli, pe’ Galli combattenti. 15
I plebei, che il timor fea sol tacenti;
E i plebei, che viltà fea poi valenti;
E gli affogati debitor pezzenti;
E gli assassini, e i ladri, e i malviventi,
Tutti già già dal patibol pendenti; 20
E i banchieri impinguatisi impudenti;
E i mercanti falliti, non solventi;
E gli schiavi, che adulano i potenti;
E i dispregiati garruli saccenti;
E i lettori, dottrina non abbienti; 25
E i furati all’aratolo studenti;
E gli avvocati d’ozïosi denti;
E i medicastri, morte mal pascenti;
E in tutte l’arti i rabidi impotenti;
E i servitori, esser padron volenti; 30
E i padroni, in servili opre giacenti:
E i beccai, di tirannide stromenti;
E i Cogli-mete, e uffizi altri fetenti:
E i frati, in gabbia invan codi-frementi;
E i preti, a benefizio non salenti; 35
E i vizïosi ignari miscredenti;
E i settarj, o impostori, o stracredenti;
E de’ Giudei le circoncise menti;
E i mariti lor mogli a vil vendenti;
E le mogli, cui tolto è aver serventi; 40
E i figli, ingrati, indocili ai parenti;
E i cadetti che han quattro, e spendon venti;
E i cavalieri spada non traenti;
E i titubanti nobili recenti;
E i letterati, a mensa altrui rodenti; 45
E i poetuzzi, il ricco invan lambenti;
E i filosòfurfanti, sconnettenti;
E i giovani, inesperti, mal-vedenti;
E i misantropi, lividi cruenti;
E i filantropi, stupidi leggenti; 50