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il misogallo 179


EPIGRAMMA XVIII.

27 febbraio 1795.

Imberrettando le fittizie teste
Di un rosso cencio, è ver, Galli miei buoni,
Che parer liberi uomini credeste?
Arlecchin crede anch’ei, che si traveste,
Benchè pur mostri ognor dappiè i calzoni.
Nol crediate, che il giunger creste a creste
Vi possa, o Galli, far parer leoni.

EPIGRAMMA XIX.

29 febbraio 1795.

Monarcheschi i Franceschi in cor ben tutti,
Cucinato han Repubblica sì pia,
Che i bei digiuni, non di sangue asciutti,
Fien tornagusto della Monarchia.

SONETTO XXXVII.

9 marzo 1795.

Molta è la Gallia, e popolosa, ed una;
L’altre Europee contrade, o assai men vaste,
O spezzate, o dei Galli anco più guaste,
Non le potrian dar leggi in guisa niuna.
Nè il molti-lingue esercito, che aduna
Sconnessa Lega, a tanto fia ch’or baste;
Poichè oppon sette pur contro dieci aste,
D’arte, di senno, e di furor digiuna.
Ma, benchè i Galli, dell’altrui non-forza
Forti, ora colgan la caduta palma,
Schiavi son doppj in lor novella scorza.
Spogliati, spoglian; ma lor trista salma
In morte sol suoi patimenti ammorza;
Liberi il dì, che ad essi tolta è l’alma.