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il misogallo 159


troppo efficace potenza. Queste parole mie ultime proveranno, spero, all’Europa, e al mondo, che nell’essermi io stesso con molti innocenti errori precipitato dal trono, io mi rimaneva ognora pur Re. Come altresì le vostr’opere all’universo fan prova, che voi, al seggio donde io scendo saliti, vi siete però sempre rimasti e vili e corrotti e non liberi, benchè con le pompose, e vane vostre parole vi andiate indarno pure sforzando di persuadere il contrario a voi stessi, ed agli altri.

Se al tribunale dei tanti Monarchi dell’Europa presentarmi dovessi, e rispondere; io non arrossirei pure di confessarmi colpevole d’inopportuna benignità, di debolezza, e condiscendenza soverchia, nell’epoca mia prima di regno. Ma non avendo io mai, benchè Re, disdegnata l’essenza d’uomo, e di tal cosa sommamente pregiandomi, io in questo punto, davanti al tribunale dell’Ente Supremo, al quale aspiro di unirmi; al tribunale della mia propria coscienza, da nessunissimo rimorso agitata; e finalmente davanti ai pochissimi buoni, e non contaminati, e di vera libertà meritevoli; ardisco io, sì, dichiararmi ed innocente, e candido, e retto quanto mai lo sia stato, e possa essere alcun Re della terra.

Che io poi, dall’accettata Costituzione in appresso, colpevole mi rendessi nel trasgredirla, me lo vorrebbero ora provare le molteplici accuse, o calunnie, dalla malignità, e viltà radunate, dalla stupidità avvalorate, e dal Re neppur lette. A discolparmi non venni, nè ad accusarvi mi abbasso. La sana ragione, la libertà (se mai nasce), gli esteri popoli, e la imparziale terribile posterità, ben ampiamente faran l’uno, e l’altro.

«Il decimo sesto Lodovico, per non aver egli voluto coll’arbitraria sua potestà far uccidere in tempo alcuni pochi servi faziosi, si è lasciato da essi in breve poi togliere il regno, e la vita. Molti de’ suoi cortigiani (quanto più da esso beneficati, tanto più sconoscenti) da vili rancori di corte sospinti, celatamente a lui ribellavansi. Con la feccia poi de’ ribaldi d’ogni specie si collegavano; la plebe da prima ingannata assoldavano, lusingandola di libertà, nome da essa neppur conosciuto, e da quei vili sovvertitori pessimamente interpretato, contaminandolo; e sotto un sì sacro velo la inducevano quindi ai più orridi eccessi servili. L’aver costoro saputo uccider primi, e senza risparmio alcuno di sangue, ad essi per breve tempo la tirannide procacciava, finchè altri uccidesse poi loro. L’avere il Re costantemente abborrito il sangue pur troppo, toglieva per alcun tempo il lor seggio ai legittimi Principi».

Eccovi, in poche ma sufficienti parole, la storia della vostra rivoluzione, qual ella si rimarrà negli annali del mondo, se luogo pur mai vi ritrova, e vi merita. Nè alcuno porrà in dubbio