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158 | vittorio alfieri |
PROSA TERZA.
14 decembre 1792.1
XII. Haec dixit Dominus: Quia dimisisti Viros dignos morte de manu tua, erit anima tua pro anima eorum. |
III Regum, XX, 42. |
Dice il Signore: l’aver tu condonata la morte ad uomini che n’erano rei, e stavano nelle tue mani, fa sì, che la tua vita darai tu per la loro. |
Nessuna umana forza per certo bastata sarebbe a trarre me vivo davanti a sì fatta Adunanza in aspetto di reo, se la espressa volontà di manifestare i miei ultimi sensi non superasse in me di gran lunga ogni altro qualunque riguardo.
Voi, che coi dispregianti titoli di Capeto, e di ex-Re, mi andate or nominando, vi lusingaste già d’avvilirmi fin da quel giorno, in cui pretendeste di riconfermarmi, coll’autorità vostra, su questo mio trono. Mi eleggevate voi Capo di un Popolo, il quale io stesso pur dianzi spontaneamente a giusta libertà invitava. Che io in quel giorno mi mostrassi abbietto pur troppo, ricevendo da voi la corona a me già da tanti miei Avi trasmessa, nol niego; ma, che di gran lunga più vili vi foste già voi, prima anche di conferirmela, ampiamente malgrado vostro lo prova quella lunga, e muta obbedienza, che all’assoluta autorità de’ miei maggiori, e alla mia, avete, e voi, ed i vostri continuamente, tremando, prestata.
Ancorchè io potessi pur dunque cessare da Re, per l’esser da voi vilipeso; non cessereste da servi già voi, per l’avere ora straziato il vostro legittimo Re, nè per avergli usurpata, e, col danno di tutti, oltre ogni limite in voi accresciuta la di lui già
- ↑ Queste due date così rapprossimate, del dì 11 decembre in Parigi e del dì 14 decembre in Firenze, parranno forse impugnare la verità della presente versione, stante l’impossibilità quasi dell’essere sì tosto giunta in Firenze la parlata tenuta in Parigi: ma il traduttore potea pur indovinare e sapere ciò che il Re accusato, e citato, doveva aver detto.