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il misogallo 157


Tu verso i Bruti, e’ Scevoli
Tenti il volo, senz’ali, erger da terra?
Suoi doni impareggiabili
No, non comparte Libertà verace
A gente, ch’infra i vortici
Dei vizj tutti putrefatta giace.
Oh bei costumi semplici,
Là dove l’oro invan suoi strali avventa!
Là, dove i padri languidi
Pura pietade filïal sostenta.
Dove a modesta vergine
Casti imenei marito amante danno;
Dove de’ figli il numero
Mai non si ascrive il genitore a danno. —
Ma che? degg’io qui pingere
Sotto a Licenza le celesti doti,
Dentro cui sol si abbarbica
Libertà, ch’odia al par schiavi, e despòti?


SONETTO XXI.

30 decembre 1792.

Qual emblema è codesto? Una Donnaccia1
Sfacciatamente in man tiensi una picca,
Di rosso un non so che su vi conficca,
(Par d’un Priapo la testa) e il ciel minaccia?
Tu sei pur la ottusissima bestiaccia,
Mentre il mistico senso ogni uom ne spicca.
Quel berrettin, che costassù s’impicca
È quel che ai galeotti orna la faccia.
L’asta che in man sì ben Madonna stringe
È un bel, tornito, ingentilito, remo;
La ribellata ciurma, in lei si pinge.
Riconoscerla debbe anco il più scemo,
Che non è questo indovinel di sfinge —
Non ha il motto. L’ha in fronte: uccido e tremo.



  1. Lo stemma della nuova Repubblica è una donna quasi che nuda con i suddetti attributi. Nasce nei più anco il dubbio; perchè, spogliando ella tutti, si voglia pur mostrar nuda. Ma i Repubblicani lo sciolgono dicendo, esser anco simbolica questa sua nudità: perchè, per quanti ne spogli, mai non le avanza di che rivestirsi.