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il misogallo 143


Io, benchè nato nel più inerte verno
Dell’Italia spezzata, e d’armi ignara,
Odio a’ Galli giurai, nè fia men chiara
Quest’ira un dì, s’io l’avvenir pur scerno.
Forse verrà, che in altri Itali petti
Sdegno e valore ribollendo, e forza,
Farà mio giuro aver sublimi effetti.
Svelato intanto in sua bugiarda scorza
Sia ’l putridume dei superbi insetti,
Che virtù grida, e ogni virtude ammorza.


EPIGRAMMA I.

18 febbraio 1790 in Parigi.

Nobili senza onore,
Senza veleno Preti,
Plebei senza pudore,
Han frammisto i lor ceti,
Pari tutti in valore:
Mentre un Re senza testa,
Senza ferro, e senz’oro,
Senza saperlo appresta
Di Libertà il tesoro:
Se pur tal Diva è questa,
Che ha sangue senza alloro.
Questo (e non mento) è il come,
Forse i Galli torran d’Uomini il nome.

SONETTO I.

22 luglio 1790 in Parigi.

VII.    Res itaque ad summam foecem, turbasque redibat,
Imperium sibi cum, ac summatum quisque petebat.


Lucret., Lib. V, vers. 1140.


Così all’infima feccia delle turbe
Cadea ’l comando, ogn’uom regnar volendo.


Preso ha il timon chi fu pur dianzi al remo;
E toga, e mitra, e spada, e scettro, e penna,
Tutto in un fascio, appiccasi all’antenna,
Scherno alla Ciurma onde ogni capo è scemo.
La trista barca, ridotta in estremo,
Vele rinnuova all’arbor, che tentenna,