Pagina:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu/147


il misogallo 139


la scontentezza e l’audacia de’ poveri, ed insomma la eccessiva corruzione di tutti, vanno pur procacciando assai partigiani a codesti impudenti liberti, e massimamente nella infinita classe dei loro simili; io per tutto ciò non mi rimuoverò pur giammai dalla mia antica opinione circa i Francesi, concepita su i modi, e costumi loro da prima, e confermata poi sì ampiamente dal loro procedere in ogni cosa. Che a tutto restringere in breve, costoro insomma, nel corto periodo di quattro anni, e mesi hanno indubitabilmente saputo accumulare, ed accrescere i mali tutti e gli orrori della sanguinosa licenza, e tirannide mostruosamente accoppiate, senza pur mai rattemprarli con un solo de’ menomi beni della libertà.

Io quindi, per semplice sfogo di addolorato, e libero animo, e colla speranza di esser forse quando che sia di alcun giovamento o sollievo ai pochi liberi, e retti individui che mi leggeranno, sono andato qui inserendo molte diverse composizioncelle, dalla indignazione dettatemi, e dall’amore del vero, del retto, e degli uomini: Sonetti, Prose, Epigrammi, Dialoghi, ogni cosa frammista; nè altrimenti ordinata, se non se come venivano fatti, e scritti, ora in mezzano, ora in sollevato stile, od in umile e talora anche in bassissimo, per meglio adattarne al soggetto lo stile. Ai più de’ componimenti sono andato apponendo le date dei mesi, e degli anni, in cui erano scritti, perchè rimanessero schiariti dal riscontro dei fatti coincidenti. E dove bisognerà, vi apporrò anche od il titolo, o brevissime note, per la massima chiarezza di quei lettori, che saranno anche mediocrissimamente informati di quanto accadeva.

Ma tempo è di dar fine a questo pur troppo già soverchio preambulo. Onde finisco col dire che se la Fortuna (cieca ella sempre, ed ingiusta spessissimo) volesse pur concedere alle armi dei Francesi prosperità, ed estensione a quelle opinioni, che dei Francesi non sono quanto al retto, ed all’utile ch’esse hanno per base, ma son bensì dei soli Francesi quanto al guasto, sconvolto e servile metodo di adoperarle; non riuscirà per tutto ciò meno vero, che i Francesi non saranno mai stati per l’addietro, nè sono al presente, nè mai potranno essere liberi: come vero altresì, che nessun popolo potrà essere, o farsi libero mai, nè per mezzo de’ Francesi, nè seguitando il loro operare, nè somigliandoli in cosa nessuna. E quanto a me poi, ne vengo ad un tempo stesso a conchiudere, che serbarmi carissimi sempre e voglio, e debbo nel cuore, que’ due miei preziosi affetti primitivi; amore e adorazione della libertà vera; profondo e ragionato abborrimento per un popolo, che, colle ribalde e servili sue opere, ha intrapresa, e compiuta pur troppo, presso ai maligni e idioti, la ignominiosa satira del sacrosanto nome di Libertà.