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logne, dove già prima accampavansi. Sole alcune poche compagnie del Reggimento Real Tedesco, cavalleria, erano rimaste qua e là spicciolate a’ varî capi di strade nel circondario delle Tuileries, e del palazzo d’Orleans, e dei Baloardi. Invitati dunque gl’insurgenti dalla debolezza dei nemici, secondati dalla notte, e dalle Guardie Francesi, che in buon numero, e con artiglierie si andavano unendo a loro; con poche schioppettate qua e là, e con moltissimi urli, e schiamazzi, riuscirono facilmente a scacciare del tutto di Parigi quei pochissimi, e mal collocati custodi, sì stoltamente stati lasciati alla guardia di una sì immensa città.

Il giorno seguente, lunedì 13 luglio, correvano armati per le vie di Parigi, padroni assoluti di esso, quei mascalzoni armati di picche, di falci, di spiedi, e d’altre sì fatte armi. Allora ciascun possidente incominciò a tremare, vedendosi in preda a cotai difensori. La Municipalità, che espressamente li avea lasciati o fatti trascorrere per la città, affinchè ne risultasse la necessità di un armamento più sistemato, e potente, deliberò nella sera del dì 13, che l’indomani si armerebbero regolatamente dodici mila cittadini, per rimettere, e mantenere il buon ordine. Quindi il martedì mattina si estrassero a viva forza dalla copiosissima armeria posta nel quartier degl’Invalidi, quante armi vi si trovarono. Più di 40 mila schioppi furono distribuiti a chi tumultuariamente ne domandava. Vi furono presi altresì tutti i cannoni, che v’erano in buon numero, e rimasero a disposizione delle Guardie Francesi, che sin dalla domenica erano manifestamente ribellate al Re. In tal modo armatasi la città tutta contro un Re, che disarmato da sè stesso si era, non le riuscì nè dubbia nè difficile la vittoria. Verso le due, o le tre di quell’istesso giorno 14 luglio, si assaltò e si prese la Bastiglia in nome della Municipalità; nè quella fortezza fece punto difesa, nè avrebbe avuto dei viveri da sostenersi. E fu questo finalmente il momento, in cui il Governo regio, da più e più giorni già morto, venne chiarito cadavere dalla totale impunità, e riuscita degli accennati tumulti popolari: ma era stato necessario il vivamente tastarlo per accertarsene.

Ma io qui, con mia somma vergogna, sono costretto di confessare candidamente che in quel giorno della presa della Bastiglia, credendo piuttosto quello che avrei desiderato, che non quel che era, io stesso stoltamente m’indussi a sperare un buon esito da sì fatto tumulto. Io, mal avveduto, credei, che un Re a cui sfuggiva di mano un’autorità illimitata, avrebbe potuto poi, rivestito di un’autorità più legittima, e misurata, con utile di tutti esercitarla, senza pericolo, nè per sè, nè per gli altri. E questo credei, affidandomi nella quasi universal volontà di