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il misogallo 131


io sia stato per circa quattr’anni testimonio oculare, potrò non di meno brevissimamente affastellarli, senza più menomarli.

Già fin dall’anno 1786, io stava a dimora in Parigi, oltre parecchi altri viaggi fattivi nella mia prima gioventù fin dall’anno 1767. Pare dunque, che io per esperienza avrei dovuto conoscere bastantemente il Gallume. E dirò, pel vero, che io fra i popoli dell’Europa, quasi tutti da me visitati in cinque anni di giovenili peregrinazioni, non ne avea visto alcuno (eccettuandone forse i soli Moscoviti) che sopportasse l’autorità assoluta, e la servitù che n’è figlia, con maggior disinvoltura de’ Francesi. Le incessanti prepotenze de’ grandi, non che tollerate sempre, ma invocate spessissimo, e non mai vendicate, ne fanno ampia prova. Ed a volersi convincere quanto fosse o ignoto, o spento ogni seme di libertà nei cuori francesi, bastava il dare una rapida occhiata alle affollate anticamere dei ministri, sottoministri, e meretrici de’ ministri, in Versaglia; dove un’intera nazione d’indefessi, e pieghevolissimi postulanti perpetuamente scorgevasi. Le mode stesse, ed il gergo di tutti i loro ceti, le iscrizioni perfino delle loro più vili taverne, dove la parola Reale in spaventevoli letteroni campeggiava pur sempre; e le tant’altre loro frasi di gratuita vigliacca cortigianeria, in bocca della più fetida plebe; questi usi tutti, largamente dimostrano, che i Francesi erano senza dubbio, non solamente schiavi, ma schiavi contenti, e degnissimi. Contuttociò ne voglio allegare in prova un sol fatto, ma di massimo peso; come quello che risguardando tutte le classi, verrà così a definirle; e precede immediatamente le novità del 1789.

Nell’aprile del 1788, volle il ministro regnante Lomenie arcivescovo di Sens sovvertire in ogni parte il governo. A ciò lo spingeva la totale mancanza del denaro pubblico, e l’impossibilità di raccoglierne coi mezzi ordinarî. I diversi Parlamenti del Regno, pigliando tutti norma da quel di Parigi, resistevano giustamente in ciascuna provincia all’accrescimento delle ormai insopportabili gravezze. Ma si era sopratutti distinto quello di Parigi, che tornato pur dianzi dall’esilio di Troyes, non aveva punto ceduto all’arbitrio dell’accennato ministro. Alcuni dei più accreditati individui di esso si comportavano, ed in fatti, ed in parole, come uomini che quasi meritato sarebbersi di esser liberi veramente; e quali ch’elle pur fossero le nascoste cagioni, o i privati fini, che li movessero, certo è che un Parlamento di legittimi rappresentanti, liberamente eletti da un vero popolo, non avrebbe potuto mai con più calore, dignità, e libertà difenderne i diritti, nè porre un più giusto, e forte limite alle regie oppressioni. Qual fu dunque l’esito di questa moderata, e lodevole resistenza? Di pien mezzogiorno il dì 4 maggio 1788