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il misogallo 125


odiare chi che sia; poichè qui non è altro, che un semplice insegnare a conoscere. Oltre che, da quella specie di stima, che si suol pure accordare agli eserciti, che con le loro vittorie spaventano, ogni dì più te ne vanno anco assolvendo gli stessi Francesi, che insieme col terrore dell’armi loro hanno saputo instillare ad un tempo medesimo il massimo disprezzo per essi, anche nei più timidi, e meno illuminati individui; mostruoso, e incredibile accozzamento; paura, e dispregio; eppur vero, e da tutti i presenti Italiani palpabile.

Poichè dunque ad abborrirli insegnandoti io, a vieppiù dispregiarli, essi stessi t’insegnano; dalla felice mistura di questi due affetti, incomincia, o nobile Italia, fin da quest’ora, a riassumerti una tal quale nazionale tua faccia. Perciò, da oggi in poi, la parola Misogallo consacrata in tua lingua significhi, equivaglia, e racchiuda i titoli, pregievoli tutti, di risentito, ma retto, e vero, e magnanimo, e Libero Italiano. Tornerà poi frattanto quel tempo, in cui annullata nei Francesi ogni troppo spareggiante ampiezza di mezzi, e di numero, e sparita in te ogni tua viltà di costumi, divisioni, e opinioni, grande tu allora in te stessa, dall’averli odiati, e spregiati, temendoli, maestosamente ti ricondurrai all’odiarli, e spregiarli, ridendo.

INVOCAZIONE.

19 agosto 1796.

O sovra i Numi tutti augusto Nume,
Che di te stessa i tuoi devoti appaghi;
Verità, norma prima, eccelso lume
Di quanti havvi quaggiù di virtù vaghi:
Tu che la mente, e l’anima, e il costume,
E in cuor dell’uom le ascose fibre indaghi;
Deh, se il mio dir qui d’onorarti assume,
Fa questi accenti miei di te presaghi.
Bench’io canti, e non narri, unico scopo
Tu mi sei sola, e il mezzo mio, tu sola,
Poichè atterrar l’ipocrisia m’è d’uopo.
Sia vero il ver; nè di Sofisti scuola
Faccia il Gallico piombo esser piropo:
L’aquila sì, ma non mai l’asin, vola.