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Nè mi estenderò qui in prove tediose, ed inutili. Parlano l’esperienza, ed i fatti. Ammesso dunque quest’odio reciproco, quasi un tutelare Conservatore de’ Popoli veramente diversi, e tanto più di quelli, che per estensione, e numero riescono minori, innegabil cosa ella fia, che in te, o Italia, l’odio contro i Francesi, sotto qualunque bastone, e maschera ti si affaccino essi, diviene la base fondamentale, ed unica, della tua, qual ch’ella sia, politica esistenza. Quindi finchè, o un terremoto, o un diluvio, od una qualche cozzante cometa, non ti avranno trasmutata di forme, finchè tu, stretto, e montuoso continente, tra due racchiusi mari penisoletta ti sporgerai, facendoti dell’Alpi corona; i tuoi confini dalla natura son fissi, ed una pur sempre1 (per quanto in piccoli bocconcini divisa, e suddivisa ti stii) una sola pur sempre esser dei d’opinione, nell’odiare, con implacabile abborrimento mortale quei barbari d’oltramonti, che ti hanno perpetuamente recato, e ti recano, i più spessi, e più sanguinosi danni. Ora questi per certo (ben altramente che i Tedeschi) sono stati sempre, e sono i Francesi, i quali tre volte per secolo, ridotti dai loro inetti, ed irreflessivi, e tirannici governi, dalla loro naturale miseria ridotti, e dagli eccedenti loro vizî, alla insociale necessità di andarsene a mano armata questuando, sopra i vicini Popoli poi si rovesciano per isfamarsi, e saldare per alcun tempo con l’altrui sangue le loro piaghe servili.

In così fatto stato locale, e politico, qual è manifestamente il tuo, chiunque, o Italia, t’insegnerà a ben odiare i tuoi naturali, e perenni nemici, verrà ad insegnarti, e rammentarti ad un tempo il più sacro de’ tuoi doveri. Con tutto ciò non mi vi sarei accinto io certamente, se mi fosse stato pur d’uopo, nell’addottrinarti in quest’odio, d’insegnarti anco a stimare i Francesi, temendoli. Ma per fortuna tua somma, e mia, odiabili sotto ogni aspetto per sè stessi costoro son tanto, che io senza studio, nè sforzo nessuno, col solo ritrarli dal vero, largamente posso ottenere il mio intento, e rimanere assoluto ad un tempo da quel ribrezzo, che porta con sè questa idea, dell’insegnare ad



  1. Insisto su questa unità dell’Italia, che la Natura ha sì ben comandata, dividendola con limiti pur tanto certi dal rimanente dell’Europa. Onde, per quanto si vadano aborrendo fra loro ex. gr. i Genovesi, e i Piemontesi, il dire tutti due , li manifesta entrambi per Italiani, e condanna il loro odio. Ed ancorchè il Genovese, innestandovi il Ci, ne faccia il bastardume Sci, non s’interpreta contuttociò codesto Sci per francesismo, che troppo sconcia affermativa sarebbe, e malgrado il C di troppo, i Genovesi per Italiani si ammettono. E nello stesso modo, ex. gr. i Savoiardi, e i Francesi dicendo tutti due Oui, sono, e meritan di essere una stessa nazione. E qui noterò alla sfuggita che l’Oui, ed il non si sono mai maritati.