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110 | vittorio alfieri. — satire |
SATIRA DECIMASESTA.
LE DONNE.
Κακῶν δὲ πάντων μιμέραι1 σοφώταται. |
Euripide, Medea, v. 414. |
D’ogni rea cosa imitatrici eccelse. |
Donne, a me di me stesso io scemo il pregio
Se avvien che a lungo io versi il negro sale
Più sul bel-sesso che sul sesso-regio;
Poi ch’ambo siete un necessario Male.
Anz’io voi stimo la men guasta parte
Fors’anco esser del mondo razionale.
Quindi eco al volgo non faran mie carte:
Dirò sol, ch’ove gli uomini son buoni,
Specchio voi siete d’ogni nobil arte:
Ove pessimi son, Dio vel perdoni
Se tristarelle alquanto rïuscite;
Colpa ognor di chi affibbiasi i calzoni. —
Dovunque i Maschi van, voi pur seguite.
- ↑ Dal Testo di Euripide mi sono preso l’ardire di rimuovere la parola τέκτονες, Fabricatrici, e di supplirvi con la parola μιμέραι, Imitatrici; perchè la cosa mi parve esser più vera così. Μιμέρα, ἡ μιμηκὴ τέχνη: così la spiega Esichio.