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satire 107


SATIRA DECIMAQUINTA.

LE IMPOSTURE.

Ἀλλ᾽ αὕτη ὑμῶν ἐστιν ἡ ὥρα, καὶ ἡ ἐξουσία τοῦ σκότους.


San Luca, XXII, 53.


Il vostro tempo è ben questo: il regnar delle tenebre.



Frati, Fratocci, e Fraterni-genía
Muratoria Gesuitica o Gallesca;
Eleusínia o Cibèlica manía;
Giansenística; Ammònica; Bramésca;
Trofònica; Druídica; Dervítica;
Voi che deste agli stupidi sempr’esca,
Tutta volgendo vostra vil politica
Al comandar di dritto o di rimbalzo
A gente da voi fatta paralitica;
Mentr’io qui la risibil Setta incalzo,
Che Illuminata in oggi osa nomarsi,
Fo di voi tutte un fascio, e il rogo io v’alzo. —
Negli antri o in selve o in grotte radunarsi
Di fioche lampe mistiche al barlume,
Nascondendosi assai per più mostrarsi;
Scudo e base e pretesto, un qualche Nume
Sempre tenersi; e con gli oscuri carmi
Ripristinare il Sibillin costume;
Abbominar con sacro orror l’empie armi;
Pietà Giustizia ed Eguaglianza e Zelo
Caritativo ch’ogni fiel disarmi,
E tutte in somma, sotto un cupo velo,
L’alte virtù preconizzar furtivi,
Quasi che a Pluto trasmigrasse il Cielo;
E proseliti a mille invitar quivi,
I ricchi e chiari ed ingegnosi a un fine,
E ad altro fin gli stolti non mai vivi;
E di questi alle torme ampie asinine
Di un arcano sognato empir gli orecchi,
Cui s’uom penètra a Dio si rende affine;