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O sia Tartara o Gota o Ibèra o Celta,
Donde perpetua sta Falange in armi,
Non sarà la Tirannide mai svelta.
Anzi or a doppio abbarbicata parmi;
Da che i Sicarj profferire osaro
Di Libertà con servil lingua i carmi.
Vil Genía di satelliti, riparo
Non fu mai d’eque leggi; ma ognor base
D’ogni assoluto empio dominio avaro.
Dunque, mercè la scabbia ria che invase
Del Brandinburgo i Signorotti in pria,
Niun scampo al viver libero rimase.
Nè, perchè tutta schioppi Europa sia,
Dell’arte militar la palma ottiene:
Si veste a ferro in van la codardia. —
Tal, quale appunto qui narrato or viene,
Questo dialogo udii, già son ben anni,
Fra due Saggi, non Galli, alti e dabbene:
Cui non è d’uopo ch’io molto mi affanni
Nel por d’accordo, e sciogliere il problema,
Dei sempre immensi soldateschi danni.
Conchiudo io dunque il lagrimevol tema,
Col dir: Che la tirannica nequizia
Che fa tremar noi tutti, essa pur trema
Di sua infernal perpetüa milizia.