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I.

Dialogo fra una seggiola e chi vi sta su.

Pisa, giugno 1766.

SEGGIOLA.

Signor, perchè del tuo disutil peso
Ogni giorno mi vuoi gravar tant’ore?
Si fa così all’amore
Tra i gelati Britanni?
Me premerai mill’anni
E mai non ti avverrà d’essere inteso.

IL SEDUTO.

Sedia, e tu pur congiuri a danno mio?
Amo, pur troppo è vero, e dir non l’oso:
Ma l’amor sì nascoso
Non ho, che nel mio sguardo
Non legga ognun ch’io ardo,
Che mi consuma e rode un fier desio.

SEGGIOLA.

Non di parlar, bensì d’andarten’osa:
Ciò che tu fai della Sandrina accanto,
Di farlo anch’io mi vanto.
A lei l’anima e il senso
Toglie il tuo starti intenso,
Me fai parlar inanimata cosa.

II.

In occasione del processo intentatogli in Inghilterra

dal marito di una signora che egli corteggiava.

......... 1771.

Tutto a contanti recano i Britanni;
Le corna stesse, e i maritali danni.