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satire 99


E così tutti i Popoli discreti
Tutto dar denno, e ripigliarsi il poco
Di che vorrà il Britanno farli lieti.
Ma tra il Batavo e l’Anglo arde il gran fuoco
Perchè tra lor da barattar null’hanno,
Nè vuol l’un l’altro dar l’avaro loco.
Salano aringhe entrambi, entrambi fanno
Rei formaggi, e confettan lo Stocfisce,
E di Balene a pesca entrambi vanno.
Dunque forz’è che invidia tra lor strisce,
E si barattin, se non altro, il piombo:
Nè già tal guerra in lor soli finisce:
Che tutta Europa, mercè il gran Colombo,
Or si dà in capo pel real Tabacco
Or per l’acciughe ed or pel Tonno o il Rombo.
Ma in cotai sudiciumi omai mi stracco.
Io tronco il nodo, e dico in un sol motto
Che il Commercio è mestiero da vigliacco;
Ch’ogni virtude, ogni bontà tien sotto;
Ch’ei fa insolenti i pessimi; e i legami
Tutti tra l’uom più sacrosanti ha rotto.
Nei mercanteschi cuor, veri letami,
Non v’ha nè Dio nè onore nè parenti
Che bastin contro le ingordigie infami;
Nè patria v’ha; che abbiam gli esempi a centi
Di mercanti, che vendon di soppiatto
E palle e polve e viveri e stromenti
Micidïali a chi pur vuol disfatto
Lo Stato loro e in viva guerra uccide
I lor fratelli e figli a brando tratto.
Il vendi-sangue intanto imborsa, e ride;
Ch’ei, quanto vile, stupido, non scerne
Che avrà sua borsa chi il suo suol conquide.
Qui scatenarsi ascolto le moderne
Frasi dei nostri illuminati ingegni,
Che tengonsi astri e non son pur lucerne. —
In tue rimuccie a sragionar tu insegni,
Stolto; ignorando che il Commercio è il nerbo
Primo e sol di Repubbliche e di Regni. —
A voi che avete il fior del senno in serbo,
Fingendo io pur che m’è il connetter dato,
Risponderò incalzante e non acerbo.
Non s’impingua nè Popolo nè Stato
Mai pel Commercio, se dieci altri in pria
Vuoti ed ignudi non fan lui beato.