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96 | vittorio alfieri |
Ch’ultimo scempio legalmente apporte
L’uno all’altr’uomo? ahi barbaro attentato!
Sia proscritta la pena empia di morte.
Giù le Forche. Ah! mi sento io già rinato,
Or che al mio core alma certezza è scudo,
Che mai più niun mio simil fia impiccato. —
Così di Santa Umanitade il Drudo
Esclamava. Indi tosto, in bel quintetto,
Prosieguon tutti. Io l’inno lor qui acchiudo. —
O vero, o solo, o degnamente eletto
Dei Filantropi tutti Patriarca,
Voltèro, deh sii sempre il Benedetto!
Per te, serbato alla comune Parca
Avrà l’Italo Musico il suo intero,
A viril vita ricondotto e parca.
Per te, il Fratesco Inquisitorio impero
Cangierà sede, e direm noi la Messa,
Visto che il far le feste è un danno mero.
Per te, l’adusta madre Etïopessa
Suoi bruni parti non vedrà venduti
Dal negro sposo che li fura ad essa.
Per te, quei tanti Bindoli minuti
Che muoion pei dïurni oboli tre
Non saran più dal Pubblico pasciuti.
Per te, non fia Repubblica nè Re
Che lasci omai carnefice far l’arte,
Che tante volte palpitar ci fe’.
I tuoi Scritti davver son Sacre Carte
Ad ogni uom che due verbi accozzar sa:
Pera ogni iniquo che s’ardìa biasmarte.
In nome della Santa Umanità,
Chi vuol che i rei s’impicchino, si uccida:
E in Nome della Santa Libertà,
Chi non crede in Voltèro e in noi, si uccida:
A farla breve e ripurgare il Mondo,
Ogni Ente non filosofo, si uccida. —
Chi tal Genía non odia, è Gallo o tondo.