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94 | vittorio alfieri |
SATIRA DECIMAPRIMA.
LA FILANTROPINERIA.
Πάντες γὰρ αὐθήμερον ἀξιοῦσιν οὐχ ὅπως ἵσοι, ἀλλὰ καὶ πολὺ πρῶτος αὐτὸς ἕκαστος εἶναι. |
Tucidide, VIII, 89. |
Tutti immediatamente pretendono, non che all’esser uguali fra loro, ma al primeggiar di gran lunga ciascuno. |
Qui il vero amor degli uomini mi sforza
A smascherare un impostor Fantasma,
Che Neroneggia in Socratesca scorza.
Da un tal Mostro il mio secol s’innorgasma;
E il tien, com’è dover, dal freddo Gallo,
Che niun affetto sente e affetti plasma.
Filantropía nomar troppo è gran fallo
Ciò, che appellar si de’ Filocachía1,
Da che ai ribaldi in bocca ha fatto il callo.
Questa etade, peggior di quante pria
State ne sieno in crudeltade e in puzzo,
Palma de’ suoi Filantropi mi dia. —
Ogni impudente ottuso cervelluzzo
(Due magne basi del saper Francese),
S’inVolterizza, e tosto ha l’occhio aguzzo:
Ma le Midesche orecchie ha sì ben tese,
Ch’ei scerne ed ode il più minuto verme
Che rode e uccide o questo o quel paese.
L’un grida: Ecco perchè l’Italia è inerme:
Codarda, or volge il barbaro coltello
Solo a troncar de’ suoi Cantor lo sperme.
Ed ambo i Sessi in virginale ostello
Disgiunti chiude per la intera vita,
Vittime, oimè, del voto insano e fello! —
- ↑ Filocachía, amore della reità; come Filantropía, amore dell’umanità; e Filantropinería, parola Bernesca per accennare la moderna buffoneria sanguinosa che si fa velo dell’amore degli uomini.