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SATIRA DECIMAPRIMA.

LA FILANTROPINERIA.

Πάντες γὰρ αὐθήμερον ἀξιοῦσιν οὐχ ὅπως ἵσοι, ἀλλὰ καὶ πολὺ πρῶτος αὐτὸς ἕκαστος εἶναι.


Tucidide, VIII, 89.


Tutti immediatamente pretendono, non che all’esser uguali fra loro, ma al primeggiar di gran lunga ciascuno.



Qui il vero amor degli uomini mi sforza
A smascherare un impostor Fantasma,
Che Neroneggia in Socratesca scorza.
Da un tal Mostro il mio secol s’innorgasma;
E il tien, com’è dover, dal freddo Gallo,
Che niun affetto sente e affetti plasma.
Filantropía nomar troppo è gran fallo
Ciò, che appellar si de’ Filocachía1,
Da che ai ribaldi in bocca ha fatto il callo.
Questa etade, peggior di quante pria
State ne sieno in crudeltade e in puzzo,
Palma de’ suoi Filantropi mi dia. —
Ogni impudente ottuso cervelluzzo
(Due magne basi del saper Francese),
S’inVolterizza, e tosto ha l’occhio aguzzo:
Ma le Midesche orecchie ha sì ben tese,
Ch’ei scerne ed ode il più minuto verme
Che rode e uccide o questo o quel paese.
L’un grida: Ecco perchè l’Italia è inerme:
Codarda, or volge il barbaro coltello
Solo a troncar de’ suoi Cantor lo sperme.
Ed ambo i Sessi in virginale ostello
Disgiunti chiude per la intera vita,
Vittime, oimè, del voto insano e fello! —



  1. Filocachía, amore della reità; come Filantropía, amore dell’umanità; e Filantropinería, parola Bernesca per accennare la moderna buffoneria sanguinosa che si fa velo dell’amore degli uomini.