Pagina:Gli elogi del porco.djvu/48


xlv.

uno de’ primi Luminari Poetici del Secol nostro: E cultor temerario io pure d’un’Arte riserbata soltanto al fervido acume de macchinosi Talenti peregrini, non mossero giammai i passi miei, che su quell’Orme profondamente sicure, e stabilmente luminose, che a rifiorimento novello delle Italiche Muse, e a lor migliore comparsa in Greche, in Tosche, ed in Latine vaghezze impresse, e imprime pur tuttavia la feconda mai sempre, e sempre uguale a se stessa infaticabil sua mente..... Ma io salterei presto il fosso, e addio convalescenza, addio medica circoscrizione. Bella Verità, bella Virtù, siete pur tentatrici! Ritorniamo a’ miei Bambocciotti. La supplico volergli accogliere con animo prevenuto, e preparato, deposto il critico sopraciglio, e la magistrale terribilità. Li metto fra le sue braccia. Voglia soffrirgli, voglia padrocinargli. In Modena chi gli ha veduti in un rigoroso incognito, gli ha compatiti, e gli ha fatto delle moine tante, e bellin bellino; nè è mancato chi per fino ha voluto sedurmi, onde voglia emancipargli, sebben piccini, e lasciargli a lor talento entrar nel gran Mondo. Ma nò, Signore. Non vo’, che servano per Zimbello. Che si dimenino, che mi guardino col collo a vite quanto vogliono, s’ha a star meco, e dieno la lingua al Beccajo. Io mi son un di que’ Padri all’antica, e con le calze a campanella. Non vo’ rimorsi, non vo’ pentimenti. Se però V. S. Illustriss., a cui in ogni tempo, e circostanza deferirò ciecamente, consigliasse all’opposito la mia Paternità, se mi assolvesse da ogni scrupolo, se mi animasse, rompo immediatamente qual si sia clausura, gli abbraccio, li benedico, e poi gli sciolgo per sempre da qualunque filial dipendenza, e vadano, o stieno, non parlo più.

Perdoni V. S. Illustriss. il cruccio, che le reco, e la divotissima libertà del parlar famigliare, e figurato; E intanto fuori d’ogni color Rettorico si degni di credermi in realtà, qual mi soscrivo con vero, ed ingenuo rispetto


Di V. S. Illustriss.
Modena 10. Settembre 1760.


Divotissimo, ed obbligatissimo Servidore
Giuseppe Ferrari.