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xxix.

Marte il suo stuolo inviperito, e ansante
     Trasse ne’ boschi, e si chiamar Cignali,
     81E li fece terror di quelle piante;

Nettuno a’ suoi donò le squame, e l’ali,
     E alla schiera de’ Pesci gli aggregò,
     84Avvezzandoli all’onde, al nuoto, ai sali;

Bacco sparsi pe’ campi i suoi lasciò,
     E al primiero occupante Villeresco,
     87Non volendo ammattir, gli abbandonò.

Ma Tu, Poeta mio, guardi in cagnesco,
     E mi squadri ingrugnito la persona?
     90Veggio, che ti confondo, e ti rincresco.

Ma senti; un Uom, che vive alla carlona,
     I cocomeri in corpo non si tiene,
     93E vuol sua libertade, e si sbottona.

Dunque da un Tronco sol vedi che viene
     Il lignaggio porcin per cammin dritto;
     96L’autor di questa Istoria era d’Atene.

Il fatto in prische lamine è descritto,
     Che esposte un giorno in Tebe a vile incanto
     99Trasportò Tolomeo dentro l’Egitto;