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xix.

So, che talun per ignoranza, o scherno
     Dirà, che Vener fè sì gran fracasso,
     207E giurò al Porco un odio sempiterno;

Poiché il bel Cacciator mandò a patrasso
     Nel bosco istesso, ove la scaltra Dea
     210Con lui si tratteneva in certo chiasso:

Ma quell’era un Cignal, che non avea
     Co’ Porci nostri alcuna parentela,
     213Anzi tra loro inimicizia ardea.

So pur, che ad impetrar l’ampia tutela
     Di Cerer bionda, allor che Aprile usciva,
     216In bianco vel con lampana, e candela,

Roma un Porco immolava, e ciò veniva,
     Perchè le biade amica difendesse
     219Dal grugno suo, che via se le carpiva;

Ma se custode a’ Porci dato avesse,
     O posto i Seminati entro clausura,
     222Roma provvisto avrebbe al suo interesse.

Che far contro un istinto di natura?
     Me la perdoni di Guirin la gente,
     225In questa parte non fa gran figura.