Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
x |
Anche notò il Montégut che Dafni e Cloe son due essere viventi e pur tipici; e che i moderni ne avrebbero fatto o due individui particolari o due esseri allegorici e freddi. Il più monello come il più santo giovinetto si ravvisa in Dafni e ogni casta giovinetta nella Cloe, che tace solo a Dafni il bacio di Dorcone per mostrare che ogni donna, e sia la più ingenua, ha da celare qualcosa.
Il Caro (n. 1507, m. 1566, e Jacopo Amyot n. 1513, m. 1593), furono dello stesso secolo, o son de’ pochi che ebbero fama, anche presso gli stranieri, con le traduzion in propria lingua (perché i lavori originali del Caro, sì idiomatici, sono più inaccessibili agli stranieri che la sua Eneide). Il Montégut disse che l’Amyot aveva versato il liquor greco non già in un’anfora di stecchita eleganza, ma in un bel vaso smaltato del Risorgimento. Del Caro si può dire il medesimo; senonchè la lingua francese del secolo decimosesto essendo caduta d’uso, Amyot pare più ingenuo. Il Caro non ha l’ingenuità dell’arcaismo; ha più raffinamento d’Amyot, come in quell’approdò in seno alla Cloe che piaceva e spiaceva al Giordani; ma egli ha preso l’oro greco e ne ha cesellato un vaso da farne invidia al suo amico Benvenuto; e il Longo è una di quelle sue traduzioni per cui egli fu uno degli scrittori più originali e più diletti d’Italia.
Carlo Téoli.