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pa). Il rimanente t’insegnerà il naturale, che sarà nostro bifolco. A questo modo accoppiati, ella coll’aratro quando sollevato, e quando per terra, ed egli quando coi vomero, e quando col pungetto, andarono tanto innanzi e ’n dietro che compirono di lavorare, e di seminare una porca. Dafni appreso ch’ebbe il modo dell’arare, come quello ch’era semplicetto, e pastore, temendo non per indugio se ne dimenticasse, si mosse incontanente a correre per metterlo in opera con la Cloe; ma Licenia, postagli la branca addosso: Dafni, a bell’agio (gli disse) e ci sono ancora degli altri punti a sapere: perciocchè tu non hai fino ad ora tutto lo ’ntero dell’arte, nè manco la pratica di quanto io t’ho insegnato: imperò sarà bene che, per ammassicciarti meglio noi lavoriamo ancora un’altra porca. Il buon garzone se ne mostrò contento: e di nuovo tornando a rinsolcare, come quello che si trovava buon naturale, recitò la lezione, che non ne lasciò punto indietro. Poscia disse Licenia: Ora attendi al secreto. Io, che già son femmina, ed ho più volte arato e seminato il mio campo senza punto d’affanno, e con sommo mio piacere, t’ho mostrato testè questo lavoro, perciocchè più tempo fa ch’io l’apparai da quel bifolco, che mi ruppe la prima volta il mio sodo, e per premio n’ebbe le prime rose del mio giardino. Ma non avverrà già così a te con la Cloe, quando tu vorrai far seco questo lavorìo: perciocchè la prima volta strillerà, piangnerà, ti parrà di trovarti in un pantano di sangue, come se tu la svenassi, avvengachè il vomero intopperà fra certi radiconi, che a lei sarà un grande affanno a tira-