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perdonargli più facilmente una parte almeno degli errori in cui possa essere in corso. La cominciò, nota il suo primo editore, l’Innominato o Francesco Danieli di Napoli, nella sua fresca età di forse trent’anni, facendone menzione in una sua lettera a Benedetto Varchi in data del 10 gennaio 1538; età confacente alla letizia di questa storia.

Il Caro aveva una bozzaccia della sua versione di Longo, che si serbava a rivedere e a riscontrare a suo modo col greco, e questa prima copia fu probabilmente il testo della descrizione e meglio trascrizione della favola greca, stampata da Gio. Battista Manzini in Bologna l’anno 1643 Il Napione fu il primo a subodorare il furto mal celato dal ladro, meno fermo ai morsi della coscienza che il giovane spartano a quelli della volpe, ch’avea in seno; Sebastiano Ciampi ne diede le prove, e mostrò che il ladroneccio aveva giovato a qualcosa, conservando sincera la lezione in alcuni luoghi guasti o travisti nel testo che servì alla prima edizione della corretta versione del Caro, presso il Bodoni nel 1786 in 4.° Il Ciampi le correzioni più chiare, somministrate al plagiario, inserì francamente nel testo; le meno segnò in nota, e noi abbiamo fatto come lui.

Pietro Giordani parlò di Longo e de’ suoi traduttori. (Opere, T. XIV, Milano, Sanvito 1863) «Il greco, egli disse, ha un’eleganza artificiosa; graziosissimo brio il Caro; il nostro Gozzi ci ha messo della dignità e dell’armonia. Io più preferisco l’amabile semplicità di Amyot... cinquecen-