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36 | dafni e cloe |
mattina gli ho insieme accozzati me ne vengo a questo tuo giardino, e per esso diportandomi, mi trastullo con questi fiori, piglio piacere di queste piante, lavomi in questi fonti; e di qui viene che i tuoi fiori sono così vigorosi, che i tuoi alberi sono così fruttiferi, perciocchè da’ miei bagni sono annaffiati. Vedi ora s’io t’ho diramate le piante, se t’ho colti i frutti, se t’ho svelte l’erbe, se t’ho calpesti i fiori; guarda se t’ho intorbidito nessuno di questi fonti, ed abbi questa grazia di esser solo fra tutti gli uomini sano e lieto in tua vacchiaja.
Così dicendo, questo fanciullo saltò fra le mortelle come un lusignuolo, e rampicandosi per le frondi, di un ramo in un altro si trovò in cima in un baleno. Allora gli vidi io con questi occhi l’ali in su gli omeri, gli vidi l’arco tra gli omeri e l’ali, vidigli al fianco la faretra, e poscia non vidi più nè queste cose nè lui. Ora s’io non ho messi questi canuti in vano, se invecchiando d’anni non sono ringiovinito di senno, voi siete innamorati, ed Amore ha cura di voi.
Erano stati i giovinetti con gran piacere ad ascoltare la favola di Fileta, che favola tenevano che fosse, piuttosto che cosa avvenuta; ma posciacchè egli si tacque gli domandarono: Che cosa è egli quest’Amore, Fileta? è egli un fanciullo, oppur un uccello? e che potenza è la sua? Onde Fileta di nuovo soggiunse: Amore è Dio, figliuoli miei, giovine, e dilettasi della gioventù: bello, e seguita la bellezza; alato, ed impenna i cori dei suoi seguaci: la sua potenza è tanta, che Giove non può più di lui. Egli comanda agli elementi, comanda alle stelle, comanda agli Dei simili a lui, più che voi non comandate alle vostre pecore, ed alle vostre capre. I fiori sono opera sua, le piante sono sua fabbrica, gli animali, e tutte le cose, che nascono, sono sua fattura: per lui corrono i fiumi, per lui spirano i venti, per lui girano i cieli; ed ogni cosa è piena della sua divinità. Io ho veduto un toro innamorato mugghiar più forte che se fosse trafitto dall’assillo: ho veduto un becco invaghito di una capra, e non si spiccar mai da lei dovunque l’andava. Io, quan-