che ben son più poltroni che le volpi. Mentre che egli così parlando e contemplando si stava, una cicala, fuggendo avanti d’una ingorda rondinella, che per rapirla, di sopra le si calava, cadde per avventura in seno alla Cloe, dove salvatasi, l’uccello, dal volo non si rattenendo, venne con l’ali rombando a strisciare per le guance e per lo petto della fanciulla; per che subito desta, non sapendo che ciò stato si fosse, saltando, e gridando si levò da dormire;
ma poscia che vide la rondinella, che ancor d’intorno aliava, e Dafni, che della sua paura rideva, presa sicurezza, ed ancor sonnacchiosa, gli occhi stropicciandosi e ’l petto raffazzonandosi, si sentì la cicala tramezzo le mammelle gracchiare, come se raccomandarle si volesse e della sua salvezza ringraziarla; di che di nuovo la Cloe si mise a strillare; e Dafni di nuovo a ridere; e con questa occasione le mani in seno mettendole, fuora ne la trasse, che fra mano ancora non restava di gracchiare. La Cloe veggendola, rise vezzosamente, ed in vezzi la si prese molte volte baciandola, e solleticandola perchè la cantasse, e così cantando in seno se la rimise. Presero ancora diletto di una palombella, sentendola d’una vicina selva boscarecciamente lamentare, perciocchè domandando la Cloe quel che la sua voce lamentevole volesse dire, Dafni in cotal modo le prese una sua favola a raccontare: E’ fu