Pagina:Gli amori pastorali di Dafni e Cloe.djvu/24


ragionamento i. 13

era posticcio; ma le furon ben cagione di disertar molte pecore, e molte capre, e poco men che le non furono la rovina di Dafni in questa guisa: Due becchi, ambedue bizzarri, per amor questionando, prima alle cornate, e di poi agli urti venendo, nell’ultimo cozzo sì tempestosamente si scontraro, che all’uno di essi un corno si svelse; perchè dolendosi, e sbuffando in fuga messosi, e ’l vincitore incalzandolo senza mai dargli posa, Dafni della scornatura dell’uno crucciato, e della tracotanza dell’altro mal sofferente, con un pezzo di querciuolo in mano il persecutore iniquitosamente perseguitando, e quello fuggendo, ed esso aggiungendolo, l’uno per la paura, l’altro per la stizza non veggendo dove i piedi ponessero sopra una delle cieche fosse giugnendo, ambedue dentro vi caddero, il becco innanzi, e Dafni dietrogli. Di che, certo, o morto, e storpiato restato sarebbe, se non che addosso barcollandogli, gli venne a cadere sopra a cavalcione, e caduto si stava piangendo, ed aspettando se qualch’uno per avventura vi capitasse, che quindi lo traesse. Ma la Cloe, tosto che cader lo vide, corse alla buca, e vivo trovandolo chiamò per soccorso un bifolco, che arava in un campo vicino, il