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il duomo di spoleto | 31 |
possediamo quasi le tavole di fondazione. Accenniamo ai tre celebri epigrammi del Vescovo spoletino Achilleo, dal De Rossi scoperti nel Codice Palatino Vaticano 833, f. 75, da lui stampati nel Bullettino del 1871, pag. 117 e segg., e recentemente riprodotti dall’illustre Grisar nella Civiltà Cattolica1.
Achilleo, secondo il Leoncilli, fu Vescovo di Spoleto dal 402 al 420. Certamente egli lo era nel 419, essendoci rimasta una lettera dell’Imperatore Onorio, colla quale questi gli ordinava, in quell’anno, di recarsi a Roma a celebrarvi le funzioni della Pasqua, essendo la Sede di Roma invasa dall’usurpatore Eulalio. Al primo ventennio, quindi, del secolo quinto, noi dobbiamo ascrivere la fondazione della chiesa suburbana di S. Pietro, per opera di Achilleo, come chiaramente attestano i tre epigrammi. Ora, di certo, non fu questa la prima chiesa spoletina, come Achilleo non ne fu il primo Vescovo. Bisognerebbe, quindi, altrove cercare, nei tempi anteriori ad Achilleo, la chiesa e la residenza episcopale spoletina. Nè è a dire che quella di Achilleo fosse ricostruzione di più vecchio edificio, sorto sul sepolcro di qualche Martire; poichè la chiesa fu dedicata a S. Pietro, e il pio Vescovo, quasi, chiede scusa che in essa non fosse il corpo del Santo:
Nemo pidet vacuam venerandi nominis aulam |
Ora, in tutti e trenta quei versi, non v’è il menomo accenno che il luogo fosse già sacro, nè in modo alcuno può indursi che Achilleo fabbricasse quella chiesa per farne la sua Cattedrale. E questo non avrebbe mai taciuto nei versi che compose e fece incidere ad ornamento e per memoria dell’opera sua. Senza dire, che la costruzione di una nuova Cattedrale, con relativo Episcopio, in aperta campagna, sulla via che conduce a Roma, al cominciare dal quinto secolo, e prima e poi, sarebbe tale un assurdo da non mettere nemmeno il conto di rilevarlo. Tanto più che Achilleo avrebbe trasportata quivi la sua sede, togliendola, dall’interno della ben munita Spoleto!
- ↑ Fasc. 16 Luglio 1898, pag. 212.