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Leoncilli, era stata la residenza episcopale: «quod ad Episcopatum spectabat, ibique Episcopalis sedes quondam fuerat1». È questo il terreno ove sorgeva l’antico Episcopio spoletino, che perciò appunto, il Vescovo Andrea non aveva potuto regalare ai Canonici da lui istituiti presso il Duomo, terreno che, dopo tre secoli, finalmente, capitava anch’esso e per tal maniera nelle mani di quelli2.

Nè, per l’assunto propostoci, è trascurabile, in fine, un altro documento, conservato anch’esso nell’Archivio capitolare del Duomo. Accenniamo alla Bolla con cui Alessandro II, nel 1069, confermava il Decreto del Vescovo Andrea, due anni dopo da che quello era emanato. Tale Bolla (riproduciamo anche questa per intiero in appendice) è così intestata:

ALEXANDER EPISCOPVS SERVVS SERVORVM DEI. — Petro venerabili praeposito canonicae sanctae Mariae in matrice ecclesia spoletani episcopatus suisque successoribus in perpetuum.

Basta por mente, secondo noi, a queste parole della suprema Autorità ecclesiastica per convincersi che il titolo di chiesa madre (matrice ecclesia), dato tanto solennemente al Duomo di Spoleto, non poteva spettare se non ad una vecchia Cattedrale, qual era, appunto la chiesa di S. Maria.

Giunti a questo punto, si potrebbe però, forse, domandare, se a favore di S. Pietro sia mai esistita almeno una vecchia tradizione, risultante da qualche antica carta da qualsiasi altro monumento.

Della chiesa suburbana di S. Pietro, mercè il creatore dell’Archeologia cristiana, il non mai abbastanza compianto De Rossi, noi


  1. Leoncilli, in Galardo, MS. cit. f. 175.
  2. Non sono ancora riuscito a trovare il documento cui accenna il Leoncilli, documento importantissimo, che getterebbe una luce sfolgorante sulla nostra questione e altre ne chiarirebbe di ordine secondario. Però, in un inventario dell’Archivio Capitolare del Duomo, da me recentemente rinvenuto e trascritto, la donazione del Vescovo Galardo è così registrata: 1373 — Cessione di un certo terreno sterile fatta dal vescovo al Capitolo presso la Chiesa per farvi un Cemeterio. Se la registrazione è esatta, l’antica Residenza Vescovile, ai tempi di Galardo, doveva essere già ridotta un cumulo di macerie.