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il duomo di spoleto | 29 |
scopatum Genetricis Domini; come non gli sfuggì il fatto, cui accenna l’autore di quella Vita, quando narra che mentre imperversava il furore dei Goti e i cittadini chiedevano di fuggire, l’Arcivescovo Giovanni era, invece, e rimaneva in città. E, non sapendo come conciliare ciò che asseriva lo scrittore di questa Vita, con ciò che narravano gli storici allora in voga, nel primo caso il dotto Bollandista suppose un errore di dicitura, e nel secondo immaginò che l’Arcivescovo S. Giovanni, all’appressarsi dei Goti, abbandonata la sua Cattedrale suburbana, S. Pietro, si fosse rifugiato dentro la città. Tanto può un errore, comunemente accettato, anche negli intelletti più illuminati!
E che l’antico, il primitivo Episcopio spoletino fosse realmente dietro il Duomo attuale, ce lo dichiara anche un altro irrefutabile documento, pur esso conservato nell’Archivio capitolare di quella chiesa. Il Vescovo Galardo, il quale se non fu dei primi ad occupare il Monastero di S. Eufemia per farne la residenza vescovile1, certo, ebbe delle molestie per quel possesso, tanto che volle ricorrere alla straordinaria ostentazione del Diploma imperiale, ricordata di sopra; Galardo, sostenendo il suo diritto di abitare in quel Monastero trasformato in Episcopio, bruciò, come suol dirsi, le proprie navi, regalando ai Canonici del Duomo, il breve tratto di terreno che era dietro il Duomo, fino al muro della città, nel qual tratto appartenente tuttora al Vescovato, e dove un tempo, sono parole del
- ↑ Quando il Monastero di S. Eufemia passasse in proprietà dei Vescovi spoletini non è noto. Certamente v’era già nel 1340, poichè troviamo fatto ricordo in un atto di detto anno, di una «camera prope salam palatii episcopatus civit. Spoleti (Sansi, Storia cit. Vol. I pag. 211). Forse l’avevano già prima del 1294, quando Tommaso Priore ordinava ai Canonici della Chiesa spoletina «quod venirent statim ad cameram episcopatus positam iuxta portam claustri ipsius episcopatus ad capitulum. Al qual Capitolo i Canonici e il Priore vennero e dettero il loro parere che fu autenticato Spoleti in quadam domo ipsius episcopatus posita iuxta portam claustri episcopatus (Sansi, Documenti cit. pag. 356-57). Indicazioni più antiche non ci sono note, ma non è improbabile che altre se ne trovino, allorchè tutte le vecchie carte spoletine si saranno potute debitamente esaminare.
Jacobilli, è un così strano accozzamento di nomi, di date e di madornali errori, da non meritare alcun conto. Nè v’è traccia degli asseriti istromenti (Jacobilli, Op. cit. Tom. II. pag. 197).